Approvato il Ddl Lavoro, ecco come cambia il mondo del lavoro

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Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Smart working, apprendistato, cassa integrazione: un provvedimento che guarda al futuro del lavoro, con un occhio di riguardo per i giovani e le nuove generazioni.

L’Aula del Senato ha definitivamente approvato il Ddl Lavoro collegato alla legge di Bilancio. I 33 articoli del provvedimento introducono norme di semplificazione e regolazione, con particolare riferimento ai temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, della disciplina dei contratti, dell’adempimento degli obblighi contributivi e degli ammortizzatori sociali.

L’approvazione di questo disegno di legge da parte del Parlamento è il completamento di un anno che ha visto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali impegnato su più fronti in materia di politiche del lavoro. Tante azioni all’insegna della semplificazione, della stabilità dell’occupazione e della sua qualificazione, anche in termini di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che perseguono un solo obiettivo: tenere al centro del nostro impegno il lavoro, le imprese e i lavoratori” – ha affermato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone. Che ha aggiunto: “Sul provvedimento c’è stata un’ampia discussione e che ha visto accogliere anche istanze provenienti dall’opposizione. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che ne hanno accompagnato l’iter parlamentare“.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Che cosa prevede il Ddl Lavoro

Nel corso della conferenza stampa tenutasi l’11 dicembre presso l’Aula Convegni di Palazzo Carpegna, presso il Senato, il Ministro ha inoltre illustrato le molteplici interconnessioni tra le misure contenute nel disegno di legge approvato oggi e l’azione sinergica con altri provvedimenti a firma del Ministero, tra cui entrano di diritto il Decreto Lavoro, le norme di contrasto al lavoro sommerso e al caporalato nel Decreto Agricoltura, ma anche le misure per aumentare i controlli e qualificare le imprese attraverso la patente a crediti del decreto Pnrr-bis e quelle di revisione del sistema di ingresso di lavoratori stranieri in Italia attraverso le quote del Decreto Flussi, senza dimenticare l’intensa azione a sostegno dell’occupazione, soprattutto di giovani e donne, contenuta nel Decreto Coesione. Alla conferenza stampa, oltre al Ministro Calderone hanno partecipato il Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali Claudio Durigon, il Presidente della 10ª Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) Francesco Zaffini, il Presidente della XI Commissione della Camera dei Deputati (Lavoro pubblico e privato) Walter Rizzetto e le relatrici del provvedimento, le onorevoli Paola Mancini e Tiziana Nisini.

Addio al lavoro per assenze ingiustificate: le nuove regole

Il nuovo decreto introduce una norma che potrebbe rivoluzionare il rapporto tra lavoratori e datori di lavoro: l’assenza ingiustificata potrebbe costare il posto di lavoro. L’articolo 19 del decreto stabilisce infatti che se un dipendente manca dal lavoro senza un motivo valido per un periodo superiore a quello previsto dal contratto collettivo (o, in mancanza di tale previsione, oltre 15 giorni), il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore stesso. Questo significa che non sarà più necessario seguire la procedura delle dimissioni telematiche. Questi ultimi dovranno segnalare all’Ispettorato del lavoro le assenze prolungate dei dipendenti, consentendo così di verificare la veridicità delle motivazioni addotte. Tuttavia, ci sono delle eccezioni: se il lavoratore riesce a dimostrare che l’impossibilità di comunicare è dovuta a forza maggiore o a un fatto imputabile al datore di lavoro, il rapporto non si interrompe. Se non rientrano nelle eccezioni sopracitate, i lavoratori che si assentano senza giustificazione perderanno il diritto alla NASPI, l’indennità di disoccupazione, in quanto non potranno più considerarsi disoccupati involontari.

Via libera ai contratti a tempo determinato: semplificata la somministrazione di lavoro

Il Ddl Lavoro introduce una svolta radicale nel mondo del lavoro, semplificando notevolmente le regole sulla somministrazione. L’obiettivo è chiaro: incentivare l’utilizzo di contratti flessibili e rendere il mercato del lavoro più dinamico, rispondendo così alle esigenze delle imprese. La norma più discussa riguarda proprio la somministrazione di lavoro a tempo determinato. Da oggi, le aziende potranno utilizzare questi contratti senza le precedenti limitazioni. In particolare, viene eliminato il tetto del 30% che stabiliva una quota massima di lavoratori in somministrazione a tempo determinato rispetto al totale dei dipendenti. Le novità non finiscono qui. Anche i contratti a tempo indeterminato stipulati dalle agenzie di lavoro godranno di maggiore flessibilità. Ad esempio, non saranno più vincolati alla durata massima di 24 mesi presso un’unica azienda utilizzatrice. Secondo il governo, queste misure consentiranno alle imprese di adattarsi più rapidamente ai cambiamenti del mercato e di creare nuovi posti di lavoro. Tuttavia, le organizzazioni sindacali e una parte della classe politica esprimono preoccupazione per i possibili effetti negativi su diritti e tutele dei lavoratori.

Periodo di prova: nuove regole per i contratti a termine

Il decreto lavoro ha introdotto importanti novità per il mondo del lavoro, e tra queste spicca la ridefinizione del periodo di prova per i contratti a tempo determinato. Grazie all’articolo 13, ora esiste una regola chiara e precisa per stabilire la durata di questo periodo, eliminando le precedenti incertezze. Semplicemente, la durata del periodo di prova è ora legata alla durata complessiva del contratto: un giorno di lavoro effettivo ogni quindici giorni di calendario, a partire dall’inizio del rapporto. Tuttavia, ci sono dei limiti ben precisi: per i contratti fino a sei mesi, il periodo di prova non può durare meno di due giorni né più di quindici; per quelli tra sei e dodici mesi, il minimo è sempre di due giorni, ma il massimo sale a trenta. Questa nuova regola garantisce maggiore certezza sia per i lavoratori che per le aziende, evitando dispute e garantendo tempi certi per la valutazione reciproca. Inoltre, la nuova normativa tiene conto delle specificità dei diversi tipi di contratto, assicurando una maggiore flessibilità.

Smart working sotto la lente: le nuove regole per la comunicazione

Lo smart working, sempre più diffuso nel mondo del lavoro, è ora soggetto a nuove regole più stringenti. L’articolo 14 del decreto legislativo 81/2008 impone infatti al datore di lavoro di comunicare in modo telematico al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali una serie di informazioni entro cinque giorni dall’inizio o dalla fine del periodo di lavoro agile. Nello specifico, il datore di lavoro dovrà trasmettere i nominativi esatti dei lavoratori che aderiscono allo smart working e le date precise di inizio e fine di questa modalità lavorativa. L’obiettivo è garantire una maggiore trasparenza e controllabilità su questa modalità lavorativa, sempre più utilizzata dalle aziende. Per le aziende, questa nuova norma implica l’obbligo di aggiornare costantemente il Ministero sulle modalità di lavoro dei propri dipendenti in smart working, garantendo così il rispetto delle normative vigenti. Per i lavoratori, questa novità non comporta variazioni dirette, ma garantisce una maggiore tutela dei propri diritti in termini di salute e sicurezza sul lavoro, anche quando si lavora da remoto.

Novità sull’apprendistato: più opportunità per i giovani

L’apprendistato si rinnova e offre maggiori opportunità ai giovani. Grazie agli articoli 15, 16 e 18, le risorse destinate alla formazione professionale in azienda vengono estese a tutte le tipologie di apprendistato, non solo a quello professionalizzante. Questa novità permetterà a un numero sempre maggiore di ragazzi di coniugare studio e lavoro, acquisendo competenze spendibili nel mondo del lavoro. Inoltre, è prevista una grande flessibilità: l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale potrà essere trasformato in apprendistato professionalizzante o addirittura di alta formazione e ricerca. Questo significa che i giovani potranno proseguire il loro percorso formativo senza interruzioni, approfondendo le proprie conoscenze e specializzandosi in settori di particolare interesse.

Ampliata la definizione di “lavoro stagionale”: più flessibilità per le aziende

La nuova normativa, introdotta all’articolo 11, allarga notevolmente la categoria dei lavori stagionali. Oltre ai tradizionali settori stagionali indicati dal decreto del 1963, come il turismo o l’agricoltura, entrano a far parte di questa categoria anche tutte quelle attività che richiedono un incremento significativo di personale in determinati periodi dell’anno. Si pensi, ad esempio, alle aziende che producono beni di consumo con picchi di domanda durante le festività o ai settori legati al turismo che necessitano di più manodopera durante l’alta stagione. La norma, infatti, specifica che rientrano nella definizione di stagionalità anche le attività organizzate per far fronte a esigenze tecnico-produttive o legate ai cicli stagionali dei mercati. Questa maggiore flessibilità è stata introdotta grazie a una norma di interpretazione autentica, che chiarisce e amplia il significato della normativa precedente. In pratica, le aziende potranno ora ricorrere più facilmente al contratto a tempo determinato stagionale per far fronte alle loro esigenze produttive, sempre nel rispetto dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative.

Cassa integrazione sì, ma con un piede nel mercato del lavoro

Una novità importante per i lavoratori in cassa integrazione è la possibilità di svolgere un nuovo lavoro senza rinunciare del tutto alla tutela economica. L’articolo 6 della normativa vigente, infatti, consente ai cassintegrati di accettare un nuovo impiego, sia come dipendenti che come liberi professionisti. È fondamentale, però, comunicare all’INPS l’inizio di questa nuova attività. Questa segnalazione è necessaria per sospendere temporaneamente il diritto alla cassa integrazione. Questa misura è stata introdotta con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla cassa integrazione e di incoraggiare i lavoratori a riprendere al più presto un’attività lavorativa. In questo modo, si vuole favorire un più rapido reinserimento nel mercato del lavoro e ridurre il rischio di prolungate situazioni di disoccupazione.

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Verso la conciliazione digitale: arriva la telematica nel lavoro

La conciliazione nel mondo del lavoro è destinata a fare un grande passo in avanti. Grazie all’articolo 20 della nuova normativa, le procedure di conciliazione potranno ora svolgersi comodamente in modalità telematica, attraverso collegamenti audiovisivi. L’obiettivo di questa novità è chiaro: semplificare l’accesso a questi servizi, ridurre i costi e, allo stesso tempo, garantire la massima affidabilità delle procedure. In altre parole, tutti i vantaggi della digitalizzazione al servizio della risoluzione delle controversie lavorative.

Genitori professionisti: più tempo per le incombenze

L’articolo 7 introduce una novità importante per i liberi professionisti che diventano genitori. In caso di gravidanza, le mamme professioniste potranno sospendere i termini per gli adempimenti fiscali e contributivi a partire dall’ottavo mese di gestazione fino a un mese dopo il parto. La stessa possibilità è estesa anche in caso di interruzione di gravidanza oltre il terzo mese. Ma le agevolazioni non finiscono qui. Anche i papà potranno usufruire di questa sospensione se dovranno assistere un figlio minorenne ricoverato d’urgenza o sottoposto a un intervento chirurgico. In questo caso, basterà presentare un certificato medico entro 15 giorni dall’evento.

Nuovo contratto “ibrido”: più flessibilità per lavoratori e imprese

L’articolo 17 introduce una novità nel mondo del lavoro: il contratto a causa mista. Questa nuova tipologia contrattuale, definibile come un vero e proprio “ibrido”, permette di assumere un lavoratore sia con un contratto dipendente (potenzialmente part-time) sia con un rapporto di lavoro autonomo, usufruendo del regime forfettario per la parte autonoma. In pratica, professionisti e lavoratori autonomi potranno ora conciliare un’attività dipendente a tempo parziale con la libera professione, godendo di una maggiore flessibilità. Dall’altra parte, le imprese, soprattutto quelle di grandi dimensioni (oltre 250 dipendenti), avranno la possibilità di organizzare il lavoro in modo più dinamico, combinando le diverse figure professionali.

Nuovo impulso ai fondi di solidarietà bilaterali

I fondi di solidarietà bilaterali nati dopo il 1° maggio 2023 riceveranno una iniezione di liquidità proveniente da risorse accumulate nel Fondo di integrazione salariale (FIS). L’articolo 8 della normativa prevede infatti che le imprese appartenenti ai settori coperti da questi fondi possano trasferire parte dei loro contributi al FIS verso i nuovi fondi. Questa misura, destinata a dare un forte impulso ai fondi bilaterali, mira a rafforzarne la capacità di intervento a sostegno dei lavoratori in caso di crisi aziendali o di settore. I dettagli su come avverrà questo trasferimento di risorse saranno definiti da specifici decreti emanati dal Ministro del Lavoro in collaborazione con il Ministro dell’Economia. I fondi di solidarietà bilaterali, spesso creati da accordi tra sindacati e datori di lavoro, potranno contare su risorse aggiuntive per erogare prestazioni più consistenti ai lavoratori coinvolti in procedure di licenziamento collettivo, cassa integrazione o altre forme di sostegno al reddito.

Novità per la formazione dei lavoratori in somministrazione

Lavoratori in somministrazione sempre più al centro dell’attenzione. L’articolo 9 di una recente legge introduce nuove disposizioni per rendere più flessibile la gestione dei fondi Formatemp e Ebitemp. Obiettivo? Favorire la formazione e l’integrazione al reddito di tutti i lavoratori somministrati, a tempo determinato e indeterminato.

Buone notizie per le imprese in difficoltà: arriva la rateizzazione dei debiti

La Legge di Bilancio 2024 introduce una novità molto attesa dalle imprese: la possibilità di rateizzare i debiti contributivi. A partire dal 1° gennaio 2025, INPS e INAIL potranno autorizzare la dilazione dei pagamenti in un massimo di 60 rate mensili. Questa misura, prevista dall’articolo 23 della legge, è destinata alle aziende che si trovano in difficoltà economiche e vogliono regolarizzare la propria posizione con gli enti previdenziali. L’obiettivo è chiaro: incentivare le imprese a sanare i debiti in modo graduale, evitando così di aggravare la loro situazione finanziaria. I dettagli su quali debiti saranno ammessi alla rateizzazione saranno definiti da un decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Novità INAIL: procedure più snelle per i ricorsi sulle tariffe assicurative

L’articolo 2 introduce importanti semplificazioni per le aziende che intendono ricorrere contro i provvedimenti INAIL in materia di applicazione delle tariffe dei premi per infortuni sul lavoro e malattie professionali.

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Finanziamenti e contributi

 

Più sicurezza e controlli sui luoghi di lavoro

Il nuovo decreto legislativo introduce importanti novità in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tra le principali misure previste troviamo:

  • monitoraggio costante: il Ministero del Lavoro sarà tenuto a presentare ogni anno un rapporto alle Camere sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro, proponendo misure concrete per migliorare le condizioni operative;
  • visite mediche preventive: il medico competente potrà effettuare visite mediche preventive, anche prima dell’assunzione, per valutare l’idoneità del lavoratore alla mansione specifica. Inoltre, verrà valutata caso per caso la necessità di visite mediche per i lavoratori che riprendono servizio dopo lunghe assenze;
  • ottimizzazione della sorveglianza sanitaria: il medico competente potrà evitare di ripetere esami già effettuati, semplificando le procedure e riducendo il carico burocratico;
  • maggiore controllo sui locali sotterranei: per le attività svolte in locali sotterranei o semi-sotterranei, i datori di lavoro dovranno comunicare all’INL l’utilizzo di tali spazi, fornendo la documentazione necessaria a dimostrare il rispetto delle norme in materia di aerazione, illuminazione e microclima.



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