Napoli supera Padova e si avvicina a Monza

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Nei primi nove mesi del 2024 (rispetto allo stesso periodo del 2023) Napoli ha superato nelle espoprtazioni le province di Padova, Reggio Emilia e Roma e si è avvicinata a un soffio a quella di Monza Brianza. Tutte province con grandi strutture industriali con vocazioni spinte al commercio internazionale. Un risultato che solo qualche anno fa sarebbe stato inimmaginabile ma che oggi quasi naturale in conseguenza della crescita che da alcuni anni contraddistingue le attività manifatturiere della provincia.

Da sola Napoli produce il 25% del Pil della Campania e il 7% della ricchezza complessiva del Mezzogiorno. Napoli è punto di riferimento del sistema delle start up innovative grazie alla sinergia tra Pmi e università, un ecosistema che con l’esperienza del polo di San Giovanni a Teduccio della Federico II ha permesso l’avvio di Academy inedite in Italia, da Apple a Cisco, garantendo alla Campania il secondo posto alle spalle della Lombardia in questa particolare classifica. Non è un caso che sarà Napoli la capitale della cultura d’impresa del 2025, come deciso da Confindustria, in virtù di un dinamismo imprenditoriale che è ormai consolidato e che anche di recente è stato certificato dall’aggiornamento congiunturale di Banca d’Italia. Ma soprattutto la città sarà protagonista, a partire proprio dal prossimo anno, del progetto di risanamento ambientale dell’area di Coroglio-Bagnoli, una sfida che dopo 30 anni di incertezze e contraddizioni sembra finalmente arrivata alla resa dei conti con la storia e il futuro, potendo contare sui 1.200 milioni di fondi pubblici della Coesione appena stanziati. Non più, dunque, solo una città e una provincia in movimento ma un sistema economico in grado di mostrare la sua competitività e attrattività su scala nazionale e internazionale. Non più una sorpresa, come critici e pessimisti hanno spesso provato a raccontare in questi anni i processi di trasformazione che il contesto economico ha prodotto e gestito, sia pure tra non pochi disagi infrastrutturali, conflitti interni alle associazioni datoriali, veti incrociati e immancabile “cultura del no”, quasi ad ogni livello.

E nemmeno una città che affida al turismo la sua assoluta diversità nel panorama delle Città metropolitane del Paese, pur potendo contare sul quarto aeroporto per movimento passeggeri d’Italia e su una delle migliori reti metropolitane in assoluto, al di là del formidabile valore aggiunto sul piano artistico delle sue fermate. Napoli sistema economico è il cambio di paradigma del Mezzogiorno che ancora si stenta a riconoscere ma che ormai è una strada senza ritorno, sulla quale gli investimenti privati rilanciati dalla Zes unica Sud contribuiscono a scommettere, visto che la Campania è di gran lunga la regione che più ha beneficiato delle autorizzazioni uniche e che Napoli all’interno di essa è al primo posto. La decisione di Novartis di potenziare il sito di Torre Annunziata, il salvataggio dell’ex Whirlpool e di tutti i suoi occupati, il formidabile attrattore rappresentato dal sistema Cis Interporto e l’ormai avviato conto alla rovescia della Napoli-Bari al Alta capacità/velocità ferroviaria sono soltanto la punta di un icerberg. La verità è che se un gruppo come Hitachi Rail ha scelto la città per insediare anche il suo quartier generale, mostrando di meritare in pieno la fiducia e il rispetto della proprietà giapponese, vuol dire che anche la dimensione industriale di Napoli partecipa in prima fila alla crescita del territorio nonostante la frenata che sta coinvolgendo il settore manifatturiero nel suo complesso.

IL TURISMO

Napoli sistema economico significa anche che sta cambiando il paradigma degli investimenti turistici. Arrivano finalmente gli alberghi a 5 stelle, in città e in provincia (come Accor a Torre del Greco), un salto di qualità necessario per qualificare sempre di più gli arrivi e soprattutto la qualità dell’accoglienza, presupposto indispensabile per promuovere il band Napoli anche in un settore, il turismo congressuale, in forte ritardi nonostante il fatto che la città sia tra le prime 10 nel mondo e la prima nel Mezzogiorno per iniziative ad esso collegate.
La “Napoli economica” resta ovviamente quella della filiera delle costruzioni, antica vocazione imprenditoriale che sta reagendo alla progressiva conclusione dell’esperienza del superbonus 110% con la consapevolezza di poter contribuire in modo sempre più decisivo alla rigenerazione urbana, la vera sfida che attende tutti i più grandi contesti metropolitani (è qui che nei prossimi decenni si concentrerà del resto la quota maggiore della popolazione, come previsto da tutti gli indicatori demografici). C’è uno sforzo di visione da parte dei costruttori napoletani riuniti nell’Acen che sembra poter accrescere gli spazi e i contenuti della “visione” che molti si attendono da loro, considerata la rilevanza del ruolo economico e sociale da essi ricoperto. Ecco, è proprio qui che la Napoli che verrà dovrà compiere un ulteriore balzo in avanti, accrescendo le opportunità e le condizioni per investire e rendere sostenibile l’investimento. Una grossa mano arriverà dal Pnrr che non a caso intercetta la filiera allargata dell’edilizia per decine di miliardi, confermando il ruolo strategico del settore e anche la sua affidabilità sotto il profilo dell’innovazione tecnologica. Nell’Osservatorio economico messo in piedi dal Comune si legge che nel solo 2023 l’amministrazione guidata da Gaetano Manfredi ha stipulato contratti Pnrr per un valore complessivo di circa 450 milioni cui sono da aggiungere contratti per altri circa 75 milioni stipulati fino a febbraio 2024. Ma i dati sono ancora più significativi se si considera che su 11mila imprese napoletane osservate e 45mila bilanci analizzati, immaginandole come un unico grande gruppo si arriverebbe a ricavi totali di 28,652 miliardi di euro, in aumento del 10,6% dal 2021. Non è un dato da poco considerato tra l’altro che nella stragrande maggioranza si tratta di piccole e microimprese, fino a 10 addetti, e che i riflessi occupazionali non sono ancora accettabili, soprattutto tra le donne. Un neo, vistoso, che potrebbe essere assorbito dalla Zes unica ma sul quale la città che vuole correre ha il dovere di fare di più. Molto di più e ad ogni livello.
 





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