Pensione alle casalinghe del Trentino Alto Adige: stop agli adeguamenti

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La spesa allegra dell’Autonomia speciale del Trentino Alto Adige è culminata nel 1993 nell’istituzione della pensione alle casalinghe, un’assicurazione che a seguito del versamento di una contribuzione per almeno 15 anni, fino a un massimo di 18 anni, consentiva, solo a coloro che vi hanno aderito prima del 2005, la maturazione di una rendita al compimento del 65° anno di età. Chi ha aderito prima dell’8 dicembre 2000 ha avuto addirittura la possibilità di andare in pensione a sessantadue anni se aveva compiuto il cinquantesimo anno di età entro il 12 agosto 1998 o dopo soli cinque anni dall’adesione se aveva più di 57 anni di età. Una cuccagna d’oro pagata dalle casse dell’Autonomia speciale.

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In provincia di Bolzano, al 31 dicembre 2023, risultano iscritte 2.486 persone, di cui 2.257 già pensionate. Di queste, 669 beneficiano dell’integrazione al trattamento minimo INPS. In totale, il Fondo pensioni casalinghe della Provincia ha incassato circa 38 milioni di euro di contributi, ma ne ha spesi oltre 255 milioni, con una spesa annua di oltre 15 milioni solo nel 2023. Il disavanzo attuale del Fondo ammonta a circa 17 milioni di euro.

In provincia di Trento, invece, le persone iscritte al Fondo sono 1.575, tutte già pensionate. Tra queste, 516 percepiscono un’integrazione al trattamento minimo INPS. Dal 1993 ad oggi, il Fondo ha raccolto quasi 23 milioni di euro, ma ha sostenuto spese per circa 170 milioni, di cui oltre 11,2 milioni solo nel 2023. Il disavanzo attuale supera i 56 milioni di euro.

Nonostante la pensione alle casalinghe sia stata chiusa nel 2005 a seguito della voragine che scavava – e che continuerà a scavare nei conti pubblici fino al trapasso delle beneficiarie – la regione Trentino Alto Adige continua a tentare di arginare la falla nei conti pubblici. Durante l’ultima seduta del Consiglio regionale, l’assessore regionale alla previdenza sociale, Carlo Daldoss (FdI), ha annunciato che da gennaio 2025 non entrerà più in vigore l’adeguamento Istat sulla pensione per le casalinghe: «le pensioni regionali per le casalinghe sono e resteranno garantite, ma dal prossimo anno non saranno più adeguate all’inflazione. Questa scelta si è resa necessaria per preservare la sostenibilità del bilancio regionale senza intaccare i diritti acquisiti».

Per Daldoss il sistema, pur essendo nato con intenzioni lodevoli, ha generato nel tempo uno squilibrio finanziario non più sostenibile. «Nessuna casalinga, quindi, subirà una riduzione della propria pensione – ha rassicurato l’assessore –, ma la rendita attualmente percepita o che verrà percepita, nel caso di coloro che ancora non hanno maturato il diritto, rimarrà invariata nel tempo».

Daldoss dettaglia la spesa per le casse regionali: «complessivamente, la Regione ha stanziato circa 377,5 milioni di euro per coprire il disavanzo dei due Fondi provinciali, suddivisi in 138,9 milioni alla provincia di Trento e 238,6 milioni alla provincia di Bolzano. Tuttavia, gli studi attuariali indicano che, senza ulteriori interventi, i disavanzi continueranno a crescere. La pensione per le casalinghe garantisce una rendita mensile compresa tra 500 e 700 euro per tredici mensilità a fronte di una contribuzione annua di 1.686 euro, ridotta per alcune categorie e per chi non supera determinati limiti di reddito, la rendita viene integrata al trattamento minimo INPS, attualmente pari a 598 euro mensili. Questo meccanismo ha generato un evidente squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate, rendendo insostenibile il sistema nel lungo periodo».

Negli ultimi anni sono state adottate misure per contenere i costi. Con la legge di assestamento di bilancio del luglio 2024, è stata eliminata la possibilità di integrare la pensione regionale al trattamento minimo INPS e di adeguare le rendite all’inflazione. Recentemente, tali modifiche sono state ulteriormente consolidate, garantendo che le pensioni attualmente percepite rimangano invariate, ma senza più essere adeguate all’aumento del costo della vita. Questa misura dovrebbe contribuire a ridurre significativamente i deficit: in Provincia di Trento, ad esempio, si stima che il blocco della perequazione possa dimezzare il disavanzo.

«Il sistema, seppur generoso, non è sostenibile finanziariamente – ha continuato l’assessore – per tale motivo si è reso necessario modificare le regole che riguardano la pensione delle casalinghe, salvaguardando gli importi al momento percepiti, ma facendo in modo che tali importi non vengano più aumentati in base all’inflazione. In questa manovra di bilancio interveniamo ancora a sostegno delle casalinghe, ma sarà l’ultimo anno in cui ci sarà un’integrazione economica».

 

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