Nuova pensione a 64 anni nel 2025, alla Fornero non piace, ma la colpa è anche sua

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La pensione a 64 anni di età usando anche la parte proveniente dai fondi pensione integrativi per completare uno dei requisiti fondamentali, cioè l’importo soglia della pensione. Questa è la novità che ha introdotto il governo nella legge di Bilancio dopo un emendamento leghista approvato in Commissione Bilancio.
Un piccolo passo verso il potenziamento della previdenza complementare che da sempre viene spinta dai governi che si sono succeduti. Ed un piccolo aiuto per qualcuno (si parla di una piccola platea di circa 80.000 lavoratori) per andare in pensione prima del previsto nel 2025.
In una intervista a Repubblica l’ex Ministro Elsa Fornero ha criticato questa novità, che secondo lei peggiora le cose. Ha criticato Matteo Salvini rinfacciando il fatto che non sta completando il processo di superamento della riforma Fornero che lui prometteva da tempo. Una lezione come sempre produce la professoressa Fornero, che però tralascia a volte che molti dei problemi che nascono oggi, derivano dalla sua legge.

Nuova pensione a 64 anni nel 2025, alla Fornero non piace, ma la colpa è anche sua

“Prima voleva abolire la mia legge poi prometteva Quota 41. Ora presenta come una grande riforma la flessibilità che esiste già dal 1995, introdotta da Dini e accelerata da noi nel 2011″, con queste parole Elsa Fornero su Repubblica non fa altro che attaccare il Vice Premier Matteo Salvini e il provvedimento voluto dal governo che inserisce una novità per le pensioni anticipate contributive.
Parliamo della pensione a 64 anni di età, che oggi si centra con 20 anni di contributi, con il primo versamento non antecedente il 1996 e raggiungendo una pensione non più bassa di 3 volte l’assegno sociale.
La modifica introdotta dal governo porta ad una scelta da parte dei lavoratori. La scelta è se chiedere che venga considerata anche la rendita da eventuali fondi pensioni integrativa dove hanno versato, per arrivare a raggiungere la soglia di una pensione da 3 volte l’assegno sociale almeno.
In questo caso è bene sapere che gli interessati devono vantare almeno 25 anni di versamenti e non più i 20 previsti. Chi fa questa scelta per avere più facilità nell’arrivare a una pensione pari a oltre 1.600 euro al mese come è una prestazione pari a 3 volte l’assegno sociale, non potrà svolgere attività lavorativa per arrotondare ciò che prende di pensione. Unica possibile eccezione alla regola il lavoro autonomo occasionale fino a massimo 5.000 euro di reddito in più.

Ecco le contraddizioni che solo la politica crea

Secondo la Fornero la nuova misura è peggiore dell’esistente perché esclude giovani e donne. A partire dal fatto che nel 2030 la misura prevede un altro inasprimento dei requisiti con i contribuenti che arriveranno a 30 anni. E con un altro inasprimento dell’importo soglia della pensione che da 3 volte l’assegno sociale passerà a 3,2 volte.

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Il fatto che tralascia forse la Fornero è che effettivamente fino alle modifiche che il governo sulla misura ha introdotto già con le precedenti manovre, la misura in base alle norme della sua riforma, prevedeva un trattamento per tutti non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Adesso per le donne con figli la soglia è più bassa, perché è pari a 2,8 volte l’assegno sociale per le donne che hanno avuto un figlio, ma è anche pari a 2,6 volte l’assegno sociale per le donne che di figli ne hanno avuti più di uno. Oltretutto quando fu varata la quota 100, le contraddizioni nelle critiche mosse al governo di allora (era il governo Conte primo, con Movimento 5 Stelle e Lega in maggioranza) erano evidenti. Anche nelle parole che la stessa Fornero ha continuato a riportare nelle varie comparsate in TV che fa costantemente.

Le critiche di oggi come quelle del passato e la riforma Fornero è sempre sul banco degli imputati

Secondo molti la quota 100 minava i conti pubblici, perché era troppo costoso mandare in pensione tutti a partire dai 62 anni di età con 38 anni di contributi.
Salvo poi andare a criticare il fatto che la quota 100 per via dei 38 anni di versamenti era una misura che tagliava fuori lavoratori intermittenti e discontinui e le donne. Critiche che poi andarono verso i risultati di quota 100, che mandò in pensione pochi lavoratori rispetto alle previsioni.

Ma allora, la quota 100 costava troppo o era troppo limitata come platea a tal punto che pochi l’hanno sfruttata? La domanda partendo dal concetto che c’è chi critica sempre e comunque è lecita. Nel frattempo la pensione di vecchiaia per i privi di contributi il 31 dicembre 1995 è migliorata. Perché in base alle regole della sua riforma o di quella precdente che lei stessa cita a Repubblica, ovvero la riforma Dini, per i contributivi puri la pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi era fruibile a condizione che si raggiungesse una pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale. Con il governo attuale basta arrivare ad un importo minimo pari all’assegno sociale. Un netto miglioramento che ci sentiamo di considerare come ottimo per donne e discontinui. Proprio quei lavoratori che la Fornero cita come penalizzati da questa novità.



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