Borio: «Crollano i viaggi d’affari, la stagione degli alberghi si salva solo con gli eventi»

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Christian Benna

Il presidente di Federalberghi: «Serve potenziare l’offerta fieristica puntando sul turismo congressuale, Torino non può prescindere da un centro congressi moderno che attendiamo ormai da troppi anni». L’occupazione è del 70%

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«Serve potenziare l’offerta fieristica puntando sul turismo congressuale, Torino non può prescindere da un centro congressi moderno che attendiamo ormai da troppi anni». Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino, preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno, «quest’anno l’occupazione media degli hotel è stata al 70% come nel 2023, quindi molte bene», ma osserva amareggiato il crollo delle presenze dei viaggiatori d’affari, che in città valgono il 50% del totale degli ospiti degli hotel. «Siamo riusciti a confermare quota 70%, che è un buon risultato, grazie ai grandi eventi, ma Torino potrebbe fare molto di più e meglio se riuscissimo a recuperare il turismo business».

Presidente Borio, la manifattura è in crisi nera. Non ci restano che i grandi eventi per attrarre turisti?

«A Torino noi albergatori viviamo due picchi di presenze durante l’anno: a maggio e a novembre. In questi periodi siamo tutti sold out grazie ai grandi eventi. Ma il resto dell’anno si fa fatica, soprattutto oggi con la crisi dell’industria e l’assenza di grandi flussi di viaggiatori d’affari».

Cosa chiedete alle istituzioni?
«Non ci vogliamo lamentare. Dopo un anno eccezionale come il 2023 era ragionevole attendersi una flessione dovuta alla stabilizzazione del mercato turistico così come era giù successo dopo le Olimpiadi 2006, invece Torino conferma un andamento simile a quello dell’anno scorso. Dobbiamo migliorare due cose: imparare a spalmare meglio gli eventi e tornare a puntare sul turismo congressuale e fieristico. Per farlo servono infrastrutture».




















































Si parla da anni di un nuovo centro congressi.
«Una lacuna è sicuramente l’assenza di un centro congressi, ad oggi ancora fermo e di cui non conosciamo ancora lo stato, e che priva la città di un asset strategico importantissimo. Occorre continuare a investire sui grandi eventi e sul polo fieristico del Lingotto, imprescindibile per la città».

In città stanno per arrivare nuovi hotel. Concorrenza gradita o non c’è posto per tutti?
«Siamo felicissimi di accogliere i colleghi anche quelli delle grandi catene. Ma va detto che gli imprenditori locali hanno investito nei loro alberghi, sono cresciuti e hanno offerto occupazione. Il nostro problema non arriverà mai dai troppi alberghi ma dalle strutture ricettive non regolarizzate».

È in arrivo una stretta sugli affitti brevi. Risolto il problema?
«Una destinazione turistica che vuole crescere non può inoltre trascurare la qualità dell’offerta turistica e questo passa inevitabilmente da un giro di vite sul fenomeno dell’abusivismo negli affitti brevi, un primo passo è stato fatto ma servono controlli a tutela dei turisti e, principalmente, dell’immagine cittadina nel suo complesso. Dai primi dati forniti dal ministero già il 60% delle strutture si è messo in regola-Dal primo gennaio in poi potremo dare una risposta».

L’occupazione media degli alberghi di Torino è intorno al 70%. Bologna viaggia intorno al 74%, Napoli al 78%.
«Il potenziale di Torino a mio avviso è persino superiore. Credo si possa arrivare anche all’80%. Per riuscirci bastano piccoli aggiustamenti. E soprattutto recuperare sul fonte del turismo business attraverso il potenziamento della proposta di fiere e di congressi».


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