cresce solo l’alimentare, crolla la moda

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BOLOGNA. Tra tensioni internazionali e industria pesante in affanno, il dato del 2024 che segna l’economia dell’Emilia-Romagna è la flessione dell’export (-1%). Solo altre tre volte, negli ultimi 35 anni, le esportazioni regionali avevano registrato una variazione negativa (accadde tra 2002 e 2003 in coincidenza con l’entrata in circolazione dell’euro, nel 2009 sull’onda della crisi dei subprime e nel 2020, a causa della pandemia). Più in generale anche l’Emilia-Romagna, nonostante resti una delle locomotive italiane, rallenta: la crescita del Pil si mantiene stabile nel 2024 (+0,9% ma non oltre), un risultato che contrappone al buon andamento di occupazione e investimenti la frenata del commercio con l’estero (ma si resta prima regione italiana per valore aggiunto).

Un incremento analogo del prodotto interno lordo è atteso anche per il 2025 e “sarà la ripresa dell’export a compensare il calo atteso degli investimenti”. È quanto emerge dal rapporto sull’economia regionale 2024, realizzato in collaborazione tra Regione e Unioncamere, presentato oggi a Bologna, con numeri elaborati dall’ufficio studi dell’associazione camerale, esposti dal vicesegretario Guido Caselli, e dai dati tratti dagli ‘Scenari per le economie locali’ di Prometeia dello scorso ottobre. Considerando il biennio 2024-2025, l’Emilia-Romagna sarà la prima regione italiana per crescita alla pari di Lombardia e Sicilia, con un +1,8% che si discosta poco da quanto previsto per l’Italia, +1,5%. Le previsioni per l’Emilia-Romagna di più lungo periodo, sul biennio 2026-2027, preannunciano comunque una fase con tassi di crescita che stenteranno a distaccarsi dall’1%: ancora una volta si fa meglio del resto del paese, quindi, anche se si tratta di “incrementi modesti per alimentare la speranza di una ripresa apprezzabile”, si conferma nel rapporto. Tra le ragioni del calo dell’export, c’è in primis quella dell’automotive: se infatti prosegue la crescita della vendita all’estero degli autoveicoli prodotti in regione, sono le imprese subfornitrici (accessori, parti per autoveicoli e loro motori) a subire “una forte contrazione della domanda” estera. I dati relativi al 2024 e le previsioni 2025 segnalano la difficoltà dell’agricoltura, in particolare, “alle cui croniche criticità si aggiunge l’effetto devastante delle alluvioni.

Fatica l’industria”, non sostenuta come in passato, appunto, dall’export e dagli investimenti. Nel periodo tra gennaio e settembre, la produzione industriale regionale ha subito infatti una flessione del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È una flessione che ha riguardato tutti i settori e tutte le classi dimensionali: l’unico comparto che non presenta variazione di segno negativo è quello dell’industria alimentare (+1,5%). Il calo più sensibile riguarda il sistema moda (-7,8%), mentre la lavorazione dei metalli segna un -5%. La meccanica, primo comparto manifatturiero, presenta una flessione della produzione del -3,9%, con diminuzioni più marcate trimestre dopo trimestre. L’occupazione qui segna oltre 500.000 addetti, con un aumento di 8.248 unità (+1,7%) rispetto all’anno precedente.

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Reggono per ora le costruzioni, dopo 9 trimestri di espansione col Superbonus ma nei primi nove mesi dell’anno il volume d’affari a prezzi correnti ha subito una flessione rispetto allo stesso periodo del 2023 (-2,1%) e si prospetta “un 2025 in picchiata” sulla spinta dell’esaurirsi degli incentivi.

I numeri più confortanti vanno cercati nel settore dei servizi, trainati dal turismo, e in quelli del mercato del lavoro che, nonostante tutto, continua a crescere. La crescita dell’occupazione (+1,1% previsto per fine anno), a fronte della stasi delle forze lavoro, dovrebbe condurre a “una decisa diminuzione” del tasso di disoccupazione nel 2024 (-3,9%). La tendenza dovrebbe subire un temporaneo arresto nel 2025, a causa del rallentamento della crescita dell’occupazione (+0,4%) a un ritmo inferiore rispetto a quello della forza lavoro (+0,7%), e determinerà un lieve rimbalzo del tasso di disoccupazione fino al 4,2%. Nel 2024 gli occupati in Emilia-Romagna sono 2 milioni e 23.000, quindi 7.000 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra gli altri aspetti, nei primi nove mesi dell’anno la produzione delle imprese artigiane della manifattura regionale si è ridotta del 5,3% mentre il turismo stima 56,1 milioni di presenze, +1,2% rispetto ai 55,4 milioni del 2023.



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