Materiali innovativi ispirati alla natura: l’esperienza di Mama Science con Ecosister Accelerator

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Una piattaforma tecnologica che sviluppa materiali sostenibili dal punto di vista ambientale e economico in sostituzione di quelli tradizionali. È questo in estrema sintesi ciò di cui si occupa Mama Science, la startup innovativa che ha partecipato al percorso Ecosister Accelerator 2024

Marco Marchetti, founder di Mama Science, ci racconta la genesi del suo progetto, lo stato dell’arte e le prospettive future oltre a un bilancio del programma di accelerazione concluso a fine ottobre 2024.

Marchetti, nella vostra presentazione leggiamo «materiali innovativi ispirati alla natura». Cosa fa nel dettaglio Mama Science?

Abbiamo messo a punto una piattaforma tecnologica che, attraverso processi che mimano i processi naturali, realizza materiali avanzati in sostituzione di quelli tradizionali. Di fatto offriamo un’alternativa innovativa e vantaggiosa alle aziende che, per motivi legati alla normativa o per opportunità di business, hanno la necessità di virare verso soluzioni sostenibili.

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Ci può fare qualche esempio?

Al momento lavoriamo nell’ambito dei trattamenti igienizzanti antibatterici che non impiegano biocidi, sostanze considerate pericolose, e che quindi sono limitate in certi utilizzi. I nostri prodotti invece, grazie alle loro proprietà, non subiscono nessuna restrizione, hanno ampia applicazione e sono più performanti rispetto a quelli tradizionali. 

L’altro settore su cui stiamo lavorando invece è quello del packaging alimentare. Abbiamo sviluppato sia delle pellicole sia delle soluzioni in grado di far assumere alla carta caratteristiche simili a quelle della plastica. Ma non solo. I packaging in questione hanno anche una funzionalità attiva, sarebbe a dire che possono aumentare il tempo di conservazione dei prodotti che contengono. Riducendo gli sprechi ne deriva un vantaggio non solo ambientale ma anche economico per le aziende che ne fanno uso. La tecnologia da noi usata sfrutta un processo che abbiamo brevettato. Stiamo facendo lo stesso passo con i prodotti.

Quando è nata Mama Science?

Ho costituito la startup nel 2021 ma tutto è iniziato una decina di anni fa. Ho una laurea in Chimica dei materiali all’Università di Bologna e un dottorato in Scienze chimiche. Mi sono sempre occupato dello sviluppo di materiali biomimetici, di materiali inorganici, di biomateriali e di materiali fotocatalitici per applicazioni tecnologiche e biomedicali che per i loro utilizzi avevano bisogno di rispettare determinati requisiti. Personalmente poi ho cominciato a ideare i primi additivi antibatterici e trattamenti per depurare l’aria. Attorno al 2014 mi sono messo in proprio diventando un consulente per le aziende, quello che oggi chiameremmo innovation manager. A un certo punto ho costituito la mia società.

Da ricercatore a imprenditore. Come è andata?

Sono un autodidatta che ha fatto esperienza sul campo. Ho affiancato a lungo le aziende nello sviluppo di nuovi prodotti e li ho assistiti anche nella produzione e nelle attività di marketing. Mi hanno chiesto di diventare socio e di sicuro in alcuni casi volevano assumermi ma io volevo andare avanti per la mia strada. Ho avuto la fortuna di fare tanta esperienza in settori diversi e questa è sempre stata la mia forza.

Tutto questo ha favorito l’innovazione?

Direi di sì. Avendo lavorato su più fronti ho avuto certe intuizioni a cui nessuno aveva pensato prima con un effetto disruptive. Sono partito dalle esigenze che emergevano di volta in volta e, avendo anche familiarità con le dinamiche di produzione, sapevo come funzionava nel concreto e le regolamentazioni vigenti in vari settori, dal biomedicale, all’alimentare, passando per il trattamento dei rifiuti e la cosmetica. Questa consapevolezza ha fatto sì che non perdessi tempo dietro processi che non avevano una reale applicazione ma che sviluppassi un metodo. Il mio know-how era proprio nella capacità di fare sintesi.

Dieci anni fa non si parlava ancora di sostenibilità come accade oggi. Essere pronti oggi dà a Mama Science un bel vantaggio competitivo.

Ho sempre cercato soluzioni che non avessero un impatto sull’ambiente ma ai tempi era difficile convincere le aziende a cambiare. Perché, per esempio, sostituire un prodotto che ho sempre usato che oggi mi costa zero? La sfida è stata quella di non parlare solo di sostenibilità ma di ulteriori funzionalità e quindi maggiori opportunità di business, nuovi mercati e la possibilità di creare altre linee. Ho cominciato a vendere i primi prodotti e, quando ho cominciato ad avere dei clienti che continuavano ad acquistare il nostro prodotto, ho deciso che i tempi fossero maturi per fondare la startup.

La spinta l’ha data il mercato.

Di sicuro decide ma il bello è avere la forza di orientarlo. Noi siamo arrivati con una soluzione pronta e valida. Collaborando con le aziende di questi aspetti ne avevamo consapevolezza. Ispirandoci ai processi naturali, la nostra piattaforma è una anche se risponde ad applicazioni diverse, utilizza poche risorse e per questo la soluzione è altamente scalabile. Riusciamo quindi ad ottenere prodotti facilmente utilizzabili con costi concorrenziali per le aziende con identiche funzionalità senza che si debbano cambiare i processi produttivi. La sostenibilità ecologica va di pari passo con quella economica.

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In che cosa vi ha aiutato il percorso Ecosister Accelerator?

Grazie al programma siamo entrati in contatto con le aziende non necessariamente a scopo commerciale. Questo ci è servito per capire come è recepito il nostro prodotto e grazie al supporto dei mentor abbiamo elaborato la strategia giusta per proporci. Per noi un riscontro del genere, culminato con il Demo Day del 24 ottobre, è stato un apporto di inestimabile valore al punto in cui siamo perché senza questo tipo di facilitazione le aziende non rispondono neanche oppure ci si impiega molto tempo per costruire una relazione. Inoltre il team di Ecosister ci ha dato una gran mano da tanti punti di vista e, infine, siamo riusciti a fare network tra noi startup selezionate. Insomma, con alcune di queste stiamo pensando anche a collaborazioni. Io personalmente vengo dalla ricerca e sono convinto che più teste siamo, più facilmente otteniamo dei risultati anche per quanto riguarda la transizione ecologica.

Il programma è stato all’altezza delle aspettative?

È andato ben oltre le aspettative! Non solo c’è stata una vera e propria accelerazione ma abbiamo avuto il supporto giusto per fare il necessario salto di qualità. Abbiamo fatto un bel lavoro sul business plan e sul pitch, due strumenti fondamentali per la fase di forte espansione che ci vede impegnati in questo momento.

Cosa prevede la roadmap di Mama Science?

Finora ci siamo concentrati sulla vendita dei nostri prodotti e ci siamo sostenuti da soli ma è giunta l’ora di aprirci a investitori esterni. Abbiamo partecipato anche a Foodseed, l’acceleratore foodtech della Rete Nazionale di Cassa Depositi e Prestiti, grazie al quale abbiamo avuto un round di investimento. Ciò che ci preme ora è l’ampliamento del team. Mama Science si avvale di collaboratori esterni però abbiamo bisogno di perfezionare la parte di business development, quella finanziaria specialmente per far fronte agli investimenti e l’attività commerciale per spingere di più i nostri prodotti. Io alla fine sono un tecnico e, per quanto mi sia sempre occupato di tutto, ora è giunto il momento di passare al livello successivo.

Progetti per il futuro?

Vogliamo diventare un punto di riferimento per le aziende. Il nostro obiettivo è diventare una di quelle società a cui le industrie si rivolgono per trovare soluzioni pronte all’uso, ottimizzate per rispondere a tutte le necessità del mercato anche sviluppando diverse verticali applicative. Per questo ho scelto il nome Mama Science: questo nucleo iniziale racchiude tutta la parte tecnologica ma l’idea è quella di far nascere altre società su specifici settori.

Un consiglio a chi sogna di diventare startupper?

Di credere sempre nella propria idea, di portarla avanti anche se quello che prevede una startup è un percorso difficile, specialmente all’inizio. E poi vorrei dire a chi ha questa intenzione che la startup non è un qualcosa in più che si fa oltre al proprio lavoro. Bisogna dedicarsi completamente anima e corpo, anche se, ripeto, all’inizio può essere difficile anche per quanto riguarda l’aspetto economico ma se si è convinti, i risultati arrivano. 

Inoltre è bene parlarne, intervistare soggetti che possono essere interessanti o coinvolti e reperire finanziamenti prima, e non poi come ho fatto io. Per questo vanno tenute sott’occhio tutte le opportunità anche attraverso portali come EmiliaRomagnaStartUp. E se la startup si occupa di sostenibilità ambientale, il mio consiglio è quello di valutare bene se ciò che si propone è realmente applicabile sul mercato.

Sostenibilità oggigiorno vuol dire tutto ma vuol dire anche niente. Le aziende vogliono soluzioni valide che hanno le stesse proprietà di quelle che usavano prima: è l’impatto che hanno ciò a cui bisogna prestare attenzione.

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