Svizzera e UE hanno trovato un accordo

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La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con la presidente della Confederazione Viola Amherd alla conferenza stampa a Berna.


EPA/ALESSANDRO DELLA VALLE

La Svizzera e l’Unione europea hanno raggiunto un accordo sui Bilaterali III. La firma è prevista per la primavera prossima. In seguito, nel 2026, ci sarà il passaggio in Parlamento del messaggio del Consiglio federale. Infine, sarà il popolo elvetico a decidere.

Negoziati conclusi tra Svizzera e UE e accordo raggiunto. Lo hanno comunicato la presidente della Confederazione Viola Amherd e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante una conferenza stampa congiunta venerdì a Berna.

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Davanti ai media Viola Amherd ha dichiarato che il risultato conseguito è il frutto di un duro lavoro e costituisce un passo importante verso la stabilizzazione e l’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali. I gruppi negoziali sono riusciti a trovare soluzioni equilibrate, che sono nell’interesse di entrambe le parti.

Le due politiche hanno infine espresso il loro apprezzamento reciproco per l’obiettivo raggiunto, definendolo “storico”. Non a caso.

Un percorso a ostacoli

Il 24 maggio del 2021 – un po’ a sorpresa – il Consiglio federale aveva deciso di non firmare la bozza di accordo istituzionale con l’UE raggiunto dopo un negoziato durante ben sette anni.

La Svizzera temeva che l’accordo avrebbe minato la protezione dei salari svizzeri, più alti rispetto a quelli dell’UE. Il Consiglio federale aveva anche espresso dubbi su altri punti essenziali: le disposizioni europee sugli aiuti di Stato e la direttiva sulla libera circolazione delle persone, che potrebbe rendere più facile l’accesso dei cittadini europei alle prestazioni sociali svizzere. Infine, si temevano anche gli aspetti legati alla ripresa dinamica del diritto europeo e la conseguente messa in pericolo dei diritti popolari.

Dopo lo stop imposto dalla Confederazione, i rapporti tra Svizzera e Unione europea sono diventati decisamente tesi. Tra le varie misure prese dall’UE, quella di declassare la Svizzera a Paese terzo non associato a Horizon Europe, il programma di finanziamento della ricerca dell’UE del valore di 95 miliardi di euro.

L’incertezza dei rapporti con il suo primo partner commerciale ha spinto la Svizzera a rilanciare nuovi negoziati, avviati ufficialmente il 18 marzo scorso a Bruxelles (il mandato negoziale era stato adottato dal Consiglio federale il 15 dicembre 2023).

Lavori di negoziazione

Gli obiettivi elvetici sono stati definiti in maniera dettagliata nel mandato negoziale, sulla base del quale la delegazione svizzera ha condotto le trattative con la Commissione europea in questi mesi (197 le riunioni).

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A negoziati conclusi il Consiglio federale constata che gli obiettivi sono stati raggiunti in tutti i settori interessati. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto”, ha affermato davanti ai media il capo della diplomazia elvetica, Ignazio Cassis, secondo cui è stata posta una “pietra miliare” nelle relazioni fra Berna e Bruxelles “a vantaggio della nostra economia, della nostra ricerca e anche della nostra sicurezza”.

I punti critici che hanno fatto naufragare a maggio 2021 i negoziati sono dunque stati nel frattempo risolti. Vediamo.

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Il Governo svizzero vorrebbe siglare un accordo entro la fine dell’anno per aggiornare le relazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea. Ma ci sono ancora degli ostacoli da superare.



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Diritti popolari garantiti

Per quanto riguarda la ripresa dinamica del diritto europeo, il consigliere federale Ignazio Cassis ha spiegato che sono coinvolti solo i cinque accordi dei Bilaterali ICollegamento esterno e i tre nuovi accordi (vedi sotto), mentre le norme sugli aiuti di Stato trovano applicazione solo in tre settori specifici: trasporto aereo, trasporti terrestri ed energia elettrica.

In caso di disaccordo, la palla passerebbe a un tribunale arbitrale composto da giudici svizzeri ed europei: quest’ultima istanza avrebbe l’ultima parola. Il tribunale arbitrale potrebbe rivolgersi alla Corte di giustizia europea ma solo per ottenere un parere giuridico. Per Cassis i diritti popolari non sono toccati. Le procedure democratiche interne alla Svizzera vengono dunque rispettate.

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Clausola di salvaguardia

Altro aspetto delicato dei negoziati riguardava la libera circolazione delle persone. Stando al ministro di giustizia e polizia, Beat Jans, la Svizzera è riuscita ad ottenere diverse eccezioni in merito alla libera circolazione delle persone. Come oggi, in futuro solo le persone che cercano lavoro potranno stabilirsi in Svizzera, mentre tutti gli altri dovranno dimostrare di avere mezzi sufficienti per vivere.

Dopo cinque anni di permanenza, un cittadino UE potrà ottenere un permesso di soggiorno. Inoltre, in caso di serie ripercussioni a livello sociale ed economico causate dalla libera circolazione, la Confederazione è riuscita ad ottenere una clausola di salvaguardia. Spetta ora al Dipartimento di Beat Jens presentare entro la fine di febbraio un progetto che includa i criteri da ottemperare per invocare questa clausola.

Protezione dei salari

Sul tema caldo dei salari, il responsabile dell’economia, della formazione e della ricerca, Guy Parmelin, ha sottolineato che gli accordi preservano l’attuale livello di protezione dei salari e le stesse condizioni lavorative per il personale distaccato (periodo di annuncio e cauzioni).

Grazie ai negoziati, ha aggiunto Parmelin, la Confederazione ha ottenuto delle eccezioni per proteggere gli interessi essenziali della Svizzera nei settori dei trasporti terrestri, dei prodotti agricoli e dell’energia elettrica. Il servizio pubblico, tra l’altro, non sarà interessato.

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Infine, punto decisivo per il mantenimento della capacità innovativa della Svizzera, subito dal primo gennaio 2025 i ricercatori elvetici potranno partecipare a quasi tutti i bandi di concorso di Horizon Europe, del programma Euratom e del programma Digital Europe. Per Erasmus+, ha aggiunto Guy Parmelin, si dovrà attendere il 2027.

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Per le università elvetiche, una collaborazione attiva in Europa era indispensabile per affrontare le sfide globali e rafforzare l’attrattiva della Svizzera. D’ora in poi, però, gli studenti dell’UE devono essere trattati allo stesso modo degli studenti svizzeri per quanto riguarda le tasse di iscrizione alle università. Ciò porrà molte università di fronte a grandi sfide finanziarie. Non da ultimo la decisione del Consiglio dei politenici di triplicare le rette per gli studenti stranieri dal prossimo anno accademico.

Tre nuovi accordi: energia, sicurezza alimentare e sanità

L’accordo sull’energia elettrica consentirà la partecipazione senza ostacoli al mercato interno dell’UE in questo settore. Ciò permetterà di superare le sfide legate alla stabilità della rete e della sicurezza dell’approvvigionamento.

L’accordo sulla sicurezza alimentare consentirà alla Svizzera di accedere alle valutazioni dei rischi, ai sistemi di allerta precoce europei e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Questo accordo porterà al miglioramento dell’accesso al mercato mediante la riduzione degli ostacoli al commercio nonché una maggiore protezione dei consumatori.

L’accordo sulla sanità, infine, migliorerà la prevenzione delle crisi nel settore sanitario. Garantirà una cooperazione continua e un accesso permanente ai meccanismi dell’UE per la gestione delle minacce sanitarie transfrontaliere.

>>Ecco i principali accordi bilaterali tra Svizzera e Ue:

Contributo finanziario della Svizzera

Le trattative hanno permesso di precisare il meccanismo dei contributi regolari della Svizzera per la coesione nell’UE a partire dal 2030. Questi contributi non entreranno nel budget dell’UE ma finanzieranno come avvenuto finora direttamente i progetti comuni nei Paesi partner dell’UE.

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Per il periodo 2030–2036 il Consiglio federale ha fissato con l’UE un importo annuo di 350 milioni di franchi. Nel frattempo, la Svizzera si è impegnata a versare un importo finanziario supplementare per ogni anno dal 2025 alla fine del 2029 di 130 milioni di franchi.

La conclusione dei negoziati tra la Svizzera e l’UE è una “notizia gratificante” per gli oltre 466’000 svizzeri che vivono nell’Unione europea, ha dichiarato l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) in un comunicato stampa. Il progetto di accordo tutela i loro diritti, in particolare nell’ambito dell’accordo sulla libera circolazione delle persone.

Alla fine del 2023, il 57% degli svizzeri all’estero vivrà in un Paese dell’UE. “Grazie all’accordo sulla libera circolazione delle persone, i cittadini svizzeri sono liberi di scegliere il loro luogo di lavoro e di residenza all’interno di questi Paesi e sono in gran parte trattati su un piano di parità con i cittadini dell’UE/AELS”, afferma l’OSE.

La lobby della diaspora sottolinea che i cittadini svizzeri all’estero che possiedono solo la cittadinanza svizzera e non quella di un Paese dell’UE dipendono in modo particolare dalla libera circolazione delle persone per mantenere i loro diritti.

Il Consiglio degli Svizzeri all’estero (CSA), l’organo supremo dell’OSE, è da anni favorevole alla libera circolazione delle persone. Lo scorso luglio, in una risoluzioneLien externe , ha invitato il Consiglio federale a portare avanti i negoziati con l’UE il più rapidamente possibile. “Siamo molto soddisfatti che la bozza di accordo tenga conto di questi interessi”, afferma Ariane Rustichelli, direttore dell’OSA.

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Periodo transitorio

La Svizzera e la Commissione europea hanno definito le modalità della loro cooperazione durante il periodo che va dalla fine del 2024 all’entrata in vigore del pacchetto.

Oltre alla completa attivazione della soluzione transitoria nel settore della ricerca e dell’innovazione a partire dal 1° gennaio 2025, le due parti hanno inoltre convenuto di collaborare già nel periodo transitorio per garantire la sicurezza e il corretto funzionamento delle reti elettriche e di adottare misure comuni per proteggere i cittadini in caso di minacce sanitarie transfrontaliere gravi.

Prossime tappe

La firma dell’accordo è prevista per la primavera prossima. Prima dell’estate un progetto di messaggio verrà inviato in consultazione affinché possa essere trasmesso al Parlamento presumibilmente a inizio 2026.

Per quanto attiene al messaggio, il Consiglio federale intende raggruppare gli accordi tesi a stabilizzare la via bilaterale (aggiornamento degli accordi in vigore, norme sugli aiuti di Stato, partecipazione ai programmi dell’UE e contributo svizzero) in un decreto federale di “stabilizzazione”, mentre i tre nuovi accordi (energia elettrica, sicurezza alimentare e sanità), saranno presentati separatamente in decreti federali di “sviluppo”.

Su quali aspetti dei nuovi accordi si dovrà votare non è dunque ancora chiaro.

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QUESTIONI ISTITUZIONALI: Il recepimento dinamico del diritto sarà limitata ai 5 accordi dei Bilaterali I e ai 3 nuovi accordi (energia elettrica, sicurezza alimentare e sanità). E questo nel pieno rispetto della Costituzione svizzera, referendum compresi.

La questione della risoluzione delle controversie continuerà ad essere trattata in prima istanza nell’ambito del Comitato misto. In caso di disaccordo, la controversia sarà sottoposta a un tribunale arbitrale congiunto (i giudici saranno nominati metà dall’UE e l’altra metà dalla Confederazione).

AIUTI DI STATO: L’UE controlla gli aiuti di Stato concessi dai suoi membri. Sono vietati a meno che non vi siano deroghe. In Svizzera, la Confederazione, i Cantoni e i Comuni devono notificare all’autorità di vigilanza qualsiasi nuovo aiuto di Stato che superi una certa soglia e non sia soggetto a una deroga. L’autorità di vigilanza emette un parere non vincolante.

L’obbligo di monitorare gli aiuti di Stato sarà limitato agli accordi sui trasporti terrestri, sull’elettricità e sul trasporto aereo. L’accordo prevede eccezioni per i servizi pubblici. Nell’Accordo sull’elettricità, le norme sugli aiuti di Stato prevedono accordi specifici. I principali aiuti di Stato esistenti in questo settore saranno mantenuti.

IMMIGRAZIONE: La direttiva sulla libera circolazione dei cittadini dell’UE è stata adottata in una versione “su misura” per la Svizzera. È collegata a un meccanismo di protezione che comprende eccezioni – in particolare per quanto riguarda l’espulsione di criminali stranieri – e garanzie. Completa il pacchetto una specifica clausola di salvaguardia, che può essere invocata in caso di gravi problemi economici o sociali.

A tutti i cittadini dell’UE si applica ora un periodo minimo di cinque anni prima di poter prendere in considerazione la concessione di un permesso di dimora. I frontalieri continueranno a ricevere un permesso di soggiorno specifico. Anche i lavoratori autonomi dovranno registrarsi.

La Svizzera si impegna inoltre a trattare gli studenti dell’UE su un piano di parità con gli studenti svizzeri per quanto riguarda le tasse universitarie.

PROTEZIONE SALARIALE: La Svizzera ha adottato le direttive europee sui lavoratori distaccati. Le aziende dovranno pagare ai lavoratori distaccati un salario equivalente a quello applicato in Svizzera. Il monitoraggio continuerà a essere effettuato da comitati misti (sindacati e datori di lavoro) e dai Cantoni.

In base alla clausola di non regressione, la Svizzera non deve adottare gli sviluppi della legislazione europea sui lavoratori distaccati che indeboliscono il livello di protezione elvetico in materia di retribuzione e condizioni di lavoro. Questa clausola garantisce il livello di protezione salariale svizzero. Per quanto riguarda la compensazione dei costi, la Svizzera potrà sfruttare “il margine di manovra offerto dalla direttiva UE per ridurre il più possibile il rischio di distorsione della concorrenza”.

TRASPORTI TERRESTRI: la Svizzera è riuscita a ottenere una serie di punti aggiuntivi durante i negoziati. In particolare, è riuscita a garantire la certezza giuridica degli strumenti svizzeri per la pianificazione e la garanzia delle linee ferroviarie rispetto all’UE. Ha inoltre ottenuto il diritto di continuare ad aggiudicare direttamente i contratti per il trasporto ferroviario transfrontaliero sul territorio svizzero, senza dover indire gare d’appalto pubbliche.

Da parte sua, la Svizzera ha adottato le norme UE sull’assistenza al trasporto terrestre transfrontaliero. Il servizio pubblico è esente.

La Svizzera è pronta per un’apertura controllata del trasporto ferroviario internazionale di passeggeri. Le compagnie straniere potranno offrire servizi ferroviari transfrontalieri indipendenti verso la Svizzera, a condizione che ottengano una linea ferroviaria. Lo stesso vale per la Svizzera. Le aziende straniere devono rispettare le condizioni di lavoro e i salari svizzeri quando operano in Svizzera.

È stata inoltre mantenuta la priorità dell’orario fisso per il trasporto pubblico in Svizzera. Le compagnie ferroviarie straniere possono offrire collegamenti internazionali con la Svizzera solo se sono disponibili linee ferroviarie al di fuori di quelle riservate al traffico passeggeri nazionale a orario fisso e al trasporto merci sulla parte di percorso all’interno della Svizzera. In cambio, i Paesi dell’UE potranno dare alle loro compagnie la priorità sulle loro reti.

Nel trasporto stradale transfrontaliero sono protette alcune eccezioni, come il divieto di circolazione per i veicoli pesanti oltre le 40 tonnellate e il divieto di guida notturna e domenicale per gli autocarri. Viene sostenuta l’Iniziativa delle Alpi. Infine, l’UE accetta la tassa sui veicoli pesanti (TTPCP), con tariffe massime definite.

ACCORDI SUL RECIPROCO RICONOSCIMENTO (MRA): Gli elementi istituzionali saranno inclusi direttamente nell’MRA, il che garantirà che l’accordo, importante per le esportazioni, venga regolarmente aggiornato in futuro. La Svizzera potrà partecipare alla sorveglianza del mercato dell’UE sulle misure che garantiscono la sicurezza e la qualità dei prodotti. Le eccezioni relative al preconfezionamento saranno mantenute. La Svizzera e la Commissione europea discuteranno l’attuazione dell’MRA, tenendo conto delle esigenze degli attori economici.

TRASPORTI AEREI: La Svizzera è riuscita a ottenere lo scambio dei diritti di cabotaggio, che dà alle compagnie aeree svizzere il diritto di offrire voli nazionali in qualsiasi Paese dell’UE. Lo stesso vale per i vettori europei.

La Confederazione ha inoltre assicurato la partecipazione degli operatori svizzeri a SESAR 3 (Single European Sky ATM Research) nell’ambito dell’associazione della Svizzera a Horizon Europe. L’obiettivo di questo programma di ricerca è quello di modernizzare i servizi di navigazione aerea in Europa e di promuovere l’adozione di nuove tecnologie all’avanguardia da parte del mercato.

AGRICOLTURA: Per quanto riguarda i prodotti agricoli, il 50% delle esportazioni svizzere è destinato all’UE e il 74% delle importazioni proviene dall’UE. Le eccezioni esistenti previste dall’attuale accordo agricolo (ad esempio il divieto di transito del bestiame) sono state mantenute. Sono state negoziate nuove eccezioni, in particolare nei settori della protezione degli animali e degli organismi geneticamente modificati. È stato mantenuto l’obbligo di indicare il Paese di origine dei prodotti alimentari distribuiti in Svizzera.

La Svizzera e l’UE rimangono libere di perseguire le proprie politiche agricole come meglio credono. L’attuale protezione doganale (compresi i dazi doganali e i contingenti tariffari) sarà mantenuta. La Svizzera avrà l’auspicato accesso all’Autorità europea per la sicurezza alimentare e sarà integrata nel sistema di autorizzazione dell’UE per i prodotti fitosanitari.

ELETTRICITÀ: L’accordo sull’elettricità consente agli attori svizzeri – come Swissgrid – di partecipare su un piano di parità e senza ostacoli al mercato interno europeo dell’elettricità, alle piattaforme commerciali e ad altri organismi europei del settore. Inoltre, tutti i consumatori finali svizzeri potranno scegliere liberamente il proprio fornitore di energia elettrica.

Per quanto riguarda la sicurezza dell’approvvigionamento, i Paesi limitrofi non potranno limitare le capacità di confine nei confronti della Svizzera, nemmeno in caso di crisi energetica. L’accordo stabilisce una cooperazione reciproca nel campo delle energie rinnovabili, senza impegnare la Svizzera ad adottare la legislazione ambientale dell’UE.

SANITÀ: L’accordo negoziato garantisce il pieno accesso ai meccanismi di sicurezza sanitaria dell’UE e al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Rafforza gli strumenti per garantire una migliore protezione della popolazione svizzera attraverso una maggiore capacità di allerta precoce e di reazione nel campo della sorveglianza epidemiologica.

L’accordo si concentra sulla sicurezza sanitaria. Tuttavia, è prevista la possibilità di estenderlo ad altri settori della salute, a condizione che ciò sia nell’interesse di entrambe le parti. Nell’ambito del programma pluriennale dell’UE, la Svizzera parteciperà solo all’area “preparazione alle crisi”.

PROGRAMMI UE: Un nuovo accordo associa la Svizzera ai programmi UE per l’istruzione, la ricerca e l’innovazione. Copre la partecipazione a Horizon Europe, Euratom, all’infrastruttura di ricerca ITER e al programma Europa digitale, Erasmus e EU4Health.

È aperta anche la partecipazione futura ad altri programmi dell’UE, ad esempio nei settori della cultura e delle operazioni spaziali.

FONDO DI COESIONE: In merito al contributo di coesione regolare della Svizzera, esso ammonterebbe a 350 milioni di franchi all’anno a partire dal 2030 fino al 2036. Nel frattempo, sempre a livello di coesione, la Svizzera si è impegnata a versare un importo finanziario supplementare per ogni anno dal 2025 alla fine del 2029 di 130 milioni di franchi. Questa somma non sarà versata nel budget dell’UE. Sarà invece destinata direttamente a programmi e progetti nei Paesi partner della Svizzera all’interno dell’Ue.



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