Il ritiro delle forze russe dalla Siria potrebbe diventare un problema per l’Italia poiché il trasferimento avviene verso la Libia e questo può costituire una minaccia alla sicurezza nel Mediterraneo centrale. Lo ha affermato il ministro della Difesa Guido Crosetto ieri a La Repubblica, sottolineando: “Le navi e i sottomarini russi nel Mediterraneo sono sempre una preoccupazione, e ancora di più se invece di essere a mille chilometri di distanza sono a due passi da noi.” Di fatto i russi stanno mobilitando dalle basi di Tartus e Hmeimim, come dimostrerebbero le immagini ricavate dai satelliti che mostrano unità russe precedentemente attraccate a Tartus in movimento verso porti libici come quello di Tobruk, dove Mosca può contare sull’appoggio delle truppe del generale Khalifa Haftar.
Per Mosca la perdita di Tartus sarebbe un grosso guaio, ma mentre di tale destinazione finale delle navi ancora non c’è conferma, diversamente un cospicuo numero di voli militari russi è atterrato in territorio libico, molti più di quanti solitamente vengono effettuati per ragioni di forniture militari, addestramento, eccetera. In particolare gli occhi dei satelliti sono puntati sulla base libica di al-Khadim, a est di Bengasi, dove sarebbero atterrati una decina di cargo provenienti da Mosca e dalla Bielorussia. Dai quali sarebbero stati sbarcati veicoli blindati, camion militari, equipaggiamenti, sistemi missilistici S-300 e S-400, e personale per incrementare il numero dei soldati di Mosca da 900 a circa 1.500. Non è una novità in assoluto, poiché la Libia è sempre stata la tappa intermedia dei voli cargo militari tra la Russia e il resto dell’Africa, dove Mosca sostenere i golpisti militari della regione subsahariana. Riducendo la presenza in Siria, viene spontaneo pensare che Putin voglia rafforzarla proprio dall’altra parte delle nostre coste.
L’attenzione ora passa alle decisioni di Haftar, da sempre corteggiato da Putin, che qualora accogliesse la marina militare russa a Tobruk darebbe un pessimo segnale alla Nato. Negli ultimi mesi Haftar ha incontrato alcuni funzionari statunitensi che volevano discutere di riunificare la metà orientale della Libia, da lui controllata, con la regione occidentale gestita invece da un’amministrazione riconosciuta dall’Onu a Tripoli. L’incaricato d’affari statunitense in Libia, Jeremy Berndt, ha mantenuto aperti i canali diplomatici incontrando due dei figli di Haftar a Bengasi, poiché costoro sarebbero sempre più influenti nelle decisioni del padre.
Al momento non paiono esserci prove di alcun accordo formale tra Haftar e Putin per una presenza militare russa in Libia, mentre ne esiste uno che prevede la presenza di militari istruttori delle forze russe nella Libia orientale per addestrare l’Esercito nazionale libico (Lna), il cui capo è ovviamente lo stesso Haftar, che però in passato aveva negato ai russi la disponibilità a incrementare la loro presenza nei territori da lui controllati. Sul fronte siriano la Russia aveva già ricevuto garanzie dalle forze Hts che hanno cacciato il presidente Assad sul mantenimento del contratto di locazione della durata di 49 anni per l’utilizzo del porto di Tartus, un accordo siglato nel 2017 e dunque ufficialmente ancora in vigore, anche se pare che il governo che si sta formando in Siria voglia comunque ridiscutere la questione. Ma non è un mistero che la nuova amministrazione siriana preferirebbe aprire i suoi porti alle navi militari turche per sostituire la presenza strategica russa, e certamente la presenza di russi in Libia a Erdogan non piace, poiché da quelle parti ha sempre voluto essere protagonista, per esempio armando le truppe dell’ovest con i suoi droni.
Dall’altra parte della Libia, il primo ministro del governo con sede a Tripoli, Abdul Hamid Dabaiba, ha affermato di aver respinto qualsiasi tentativo di trasformare la Libia in un centro per conflitti tra grandi potenze, sottolineando che il paese “Non è un posto per regolare i conti internazionali, abbiamo preoccupazioni sullo spostamento dei conflitti internazionali in Libia e sul fatto che possa diventare un campo di battaglia”. Dabaiba ha quindi affermato che il suo governo non darà alcun permesso ai russi per trasferire assetti militari nella sua regione, poiché sarebbe un motivo per riaccendere la crisi interna alla Libia e ha immediatamente convocato l’ambasciatore russo.
Una delle preoccupazioni di Daibaba è seguire la linea che gli hanno consigliato Usa e Regno Unito, dopo che avevano imposto una pressione economica senza precedenti alla regione a causa della corruzione presente a tutti i livelli. Uno di questi provvedimenti riguarda la sospensione da parte della Federal Reserve Bank di New York delle transazioni in dollari con la Banca centrale libica fino a quando non verrà nominato un revisore indipendente specializzato nella lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Neanche a dirlo, il sospetto è quello di trovare presto prove del contrabbando di petrolio e di legami finanziari con Mosca.
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