Di colpo la lunga corsa per le regionali del prossimo anno torna a infiammarsi. A soffiare sui carboni ardenti è ancora una volta Fulvio Martusciello che lancia un nuovo dardo avvelenato nei confronti della Lega: «Forza Italia è un partito nazionale, mentre la Lega è un partito del Nord». Il partito di Matteo Salvini gli risponde a stretto giro per bocca di Claudio Durigon: «il tempo è passato e lui è rimasto fermo a trent’anni fa, a Napoli e Caserta siamo il primo gruppo consiliare del centrodestra, mentre Forza Italia non è nemmeno rappresentata».
Insomma, come è già capitato più volte in occasione di precedenti tornate elettorali, in Campania al centro-destra è insuperabile e imbattibile nell’esercizio dell’auto-logoramento. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno iniziato a sgambettarsi a vicenda pur di riuscire a strappare ai danni degli altri la candidatura alla carica di presidente della Regione, o peggio, solo a richiederla ma senza alcuna reale intenzione poi di incassarla, pur di portarsi a casa un credito più vantaggioso da portare allo sportello della contrattazione un secondo dopo.
Così mentre va avanti questo scambio poco cortese di stilettare, iniziano a circolare nomi, suggestioni e trappoloni vari. Eppure, la classe dirigente dei tre partiti potrebbe esercitarsi in qualcosa di più concreto e utile in questo periodo, come ad esempio provare a stabilire dei criteri oggettivi per la scelta dello sfidante più adatto per provare a detronizzare Vincenzo De Luca, al momento l’unico candidato in campo.
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A tal proposito, provo a dare un mio contributo, che quasi certamente cadrà nel vuoto, ma che potrebbe rivelarsi anche un utile strumento per arrivare a una candidatura largamente condivisa. Prima però è opportuno adottare un salvacondotto che solitamente vediamo scritto nei film e precisare che «ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale».
Detto ciò, si potrebbe utilizzare come criterio di scelto quello della militanza politica, stabilendo ad esempio che il possibile candidato deve avere alle spalle almeno un decennio di impegno politico in uno dei partiti della coalizione, precisando altresì che in questo caso sono avvantaggiati coloro che non hanno traslocato da un partito all’altro, o peggio da uno schieramento all’altro. Al contrario, si può pensare di guardare in via privilegiata a quei possibili candidati che non hanno una militanza politica nel loro cursus honorem, quindi che provengono dal mondo delle professioni, del terzo settore, dell’accademia e dell’impresa.
Oppure, è possibile spostare l’osservazione per indirizzarla verso quella ampia popolazione di amministratori locali, carichi dell’esperienza del quotidiano, che hanno sudato le classiche sette camicie per tenere i conti in ordine, per fare funzionare i servizi essenziali o per invogliare commercianti e imprenditori a investire nelle loro comunità. Del resto, in questa direzione e non solo in Campania, ci sono molteplici esempi di sindaci virtuosi che dopo i due mandati hanno portato l’esperienza amministrativa accumulata nella gestione della loro regione.
È chiaro altresì che questi tre differenti criteri di selezione del candidato, hanno in comune l’esistenza di un quarto denominatore di scelta, che non riguarda l’integrità del casellario giudiziario perché questa è prevista dalla normativa, bensì quello della reputazione digitale. Ecco, questo è un aspetto ancora poco o per nulla considerato dai partiti, ma che invece sta assumendo un peso sempre più centrale dal momento che i cittadini, a prescindere dalle loro convinzioni politiche, si informano prevalentemente online e sui social in particolare.
L’identità e la reputazione digitali che abbiamo costruito, anche senza volerlo, ci precede e condiziona fortemente le scelte dei quelli elettori-utenti non schierati, non polarizzati. Per questo motivo, i partiti invece di “beccarsi” a vicenda potrebbero iniziare a chiedersi quale tra i possibili candidati ha la miglior reputazione online. Anche perché, quest’ultima, come quasi tutti gli aspetti della nostra vita in rete, è perfettamente misurabile.
Domenico Giordano è spin doctor e consulente di comunicazione politica per Arcadia(www.arcadiacom.it) agenzia di cui è anche amministratore.
Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazionepolitica e delle analisi degli insight social e della rete. È consigliere nazionale dell’AssociazioneItaliana di Comunicazione Politica.
Ha pubblicato “De Luca, la comunicazione politica di Vincenzo De Luca da sindaco a social star (Area Blu edizioni 2021) e “Sono un uomo di pace e perfino d’amore” (GrausEdizioni 2022). Da marzo è in libreria con “La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni” (Graus Edizioni 2023)
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