(ilfattoquotidiano.it) – Seppur con procedure problematiche, a voler eufemizzare, la manovra 2025 è passata dallo stato gassoso degli scorsi giorni alla versione solida approvata ieri alla Camera. È l’ora, dunque, di un riassunto della situazione, a partire dall’obiettivo generale: in accordo coi nuovi vincoli Ue, l’idea è portare il deficit pubblico sotto il 3% del Pil nel 2026 e sotto il 2% dal 2029. Per far questo il governo ha fatto una manovra che per gran parte proroga misure già in vigore. Un breve riassunto.
Cuneo+Irpef.
Il taglio del cosiddetto “cuneo fiscale” viene riscritto per non far danni al bilancio Inps, ma alzando la soglia per il beneficio a 40 mila euro di reddito annuo: al costo di 13 miliardi di euro concede un migliaio di euro all’anno in più a lavoratore. Confermato pure il passaggio da quattro a tre delle aliquote Irpef: vale quasi 5 miliardi. Queste due misure pesano per quasi 18 miliardi sui 30 della manovra.
Natalità.
Le nascite continuano a calare e Meloni spera di invertire la rotta spendendo 1 miliardo: ci sono il bonus da mille euro per ogni neonato e la conferma decontribuzione previdenziale per le lavoratrici madri, estesa alle autonome, per chi ha Isee sotto i 40 mila euro, il rafforzamento dei congedi parentali e il bonus asili nido.
Pensioni.
Regna la legge Fornero: le uscite anticipate (Quota 103, Ape sociale e Opzione donna) saranno qualche migliaio. Pure il cumulo tra pensione pubblica e integrativa per raggiungere il minimo contributivo riguarderà pochissimi lavoratori. Gli assegni sociali degli over 70, infine, aumentano di 8 euro, per il resto delle minime l’aumento è di 1,8 euro al mese.
Spese indifferibili.
Rifinanziate le missioni militari internazionali (1,27 miliardi nel 2025 e 1,57 dal 2026), stanziati i fondi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego (1,2 miliardi nel 2025, 2,8 miliardi nel 2026, 4,6 nel 2027) con la positiva novità di uno stanziamento già previsto a bilancio anche per il rinnovo 2028-2030.
Welfare aziendale.
Confermata la detassazione (al 5%) dei premi di produttività e del welfare aziendale: Meloni ci investe 900 milioni l’anno.
Imprese&banche.
Insieme agli enti locali, le imprese sono le grandi sconfitte. L’hanno scorso era toccato all’Ace, lo sconto fiscale per chi reinveste gli utili (-4,8 miliardi) per finanziare il taglio dell’Irpef. In manovra viene reintrodotta con l’“Ires premiale”, ma per soli 400 milioni. Tagliata brutalmente anche la decontribuzione Sud (lo sconto si riduce al 25% e per le sole pmi, con tetto di 145 euro mensili a dipendente) che perde quasi 6 miliardi. Banche e assicurazioni contribuiscono alle coperture, con 3,4 miliardi, in buona parte un anticipo di liquidità che recupereranno dal 2027. Resta invece la superdeduzione al 120% per chi aumenta i dipendenti a tempo indeterminato, cioè un sussidio ad aziende in espansione che avrebbero assunto comunque. Prorogati anche il fondo di garanzia Pmi, i crediti per la Zes del Mezzogiorno.
Tagli.
Giorgetti li aveva promessi “significativi” e lo sono. Ai ministeri, oltre alle riduzioni di spesa già previste l’anno scorso, vengono tolti altri 7,5 miliardi in tre anni. A Regioni, Province e Comuni quasi 5. Nella moria generale sorprende la spesa per sistemi d’arma: aumenta di 7,5 miliardi nel prossimo triennio.
Salute.
Al finanziamento del Servizio sanitario nazionale vanno 1,3 miliardi di euro nel 2025, 5,1 miliardi di euro nel 2026, 5,8 miliardi di euro nel 2027, soldi che si aggiungono agli spiccioli della manovra precedente: di fatto non bastano neanche a coprire il rinnovo dei contratti di lavoro e l’inflazione. L’intenzione del Mef è stabilizzare la spesa in rapporto al Pil attorno al 6,2%: una delle più basse tra i Paesi sviluppati.
Misure “politiche”.
Hanno scarso peso finanziario, ma alto impatto mediatico: dalla cancellazione delle multe ai no-vax ai 500 mila euro di rimborsi ai ministri non eletti fino alla norma “anti-Renzi” contro i parlamentari che ricevono soldi dall’estero.
Mance.
Ai parlamentari sono stati lasciati 102 milioni in tre anni per i soliti interventi localistici. I fondi saranno assegnati con Dpcm, dentro ci finirà di tutto: dai 100 mila euro per la parrocchia di Santa Maria della Grotticella di Viterbo ai 100 mila euro per una strada da rifare a Caiazzo (Caserta).
Casa.
Bonus ed ecobonus per le prime case restano al 50% nel 2025 (al 26% nel 2026). Rinnovato il bonus mobili. La novità? Il “bonus elettrodomestici” da 100 euro.
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