TRENTO – Italia nostra critica la Provincia per la recente delibera voluta dall’assessore provinciale all’urbanistica Mattia Gottardi che, scrive il sodalizio ambientalista, “per agevolare la diffusione degli impianti a pannelli solari e fotovoltaici, prevede la possibilità di una loro localizzazione a terra anche nelle fasce di rispetto stradale, escluse dalla previgente disciplina”.
La norma si innesta nel quadro della legge provinciale sulle fonti rinnovabili n. 4/2022 che, nell’allegato B, riporta l’elenco delle aree idonee all’installazione dei pannelli. Tra queste – oltre ad aree industriali, artigianali, terziarie, produttive, estrattive, per servizi infrastrutturali, siti da bonificare e discariche – ci sono anche aree di servizio per la mobilità, strade esistenti o da potenziare e aree a parcheggio.
“Ma – obietta Italia nostra – la vigente norma relativa alle distanze di rispetto dalle strade vieta l’installazione dei pannelli in prossimità dei percorsi viari.
Il nuovo decreto sancisce invece la possibilità di stendere lunghe fasce di pannelli lungo i bordi di tutte le strade, perfino all’interno dei centri abitati.
Il Trentino – prosegue la nota diffusa oggi, 21 dicembre, dal consiglio direttivo – rischia così di ridurre tutte le viste panoramiche, fino ad ora apprezzabili anche percorrendo la sua estesa viabilità, sottolineate da una striscia nera rilucente di pannelli, installati in posizione inclinata, con un’altezza fino a 2 metri e distanti dai 3 ai 7,5 metri dal limite dell’asfalto.
Si tratta di un’ennesima aggressione al territorio, intentata in modo cieco e irrispettoso, con l’unica finalità dell’incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, in un contesto ambientale caratterizzato da una pluralità di componenti, che richiede un’ottica di valutazione ampia e consapevole, dove la prima necessità è quella di analizzare i diversi fattori ambientali e paesaggistici interessati e di darne riscontro in ordine di priorità.
È bene tendere al massimo incremento di energia da fonti rinnovabili, ma questa complessa materia va disciplinata con una normativa che tenga conto di tutti gli aspetti che vengono coinvolti e che sappia assicurare il corretto inserimento degli impianti nel contesto paesaggistico ed ambientale.
Ricordiamo che il valore del paesaggio è riconosciuto in primis dalla Costituzione, che all’art. 9 ne garantisce, assieme al patrimonio storico e artistico della Nazione, la tutela e ne dichiara – mediante la collocazione tra i primi 12 articoli contenenti i princìpi fondamentali ispiratori della vita della Repubblica – la preminenza rispetto a qualsiasi altro aspetto (economico, tecnologico, eccetera).
Il paesaggio non è una “quinta scenica”, non è un fondale su cui proiettare la vita dell’uomo, ma è parte integrante del suo vivere, un luogo prossimo, un valore che assicura la qualità ambientale e vitale. È un bene prezioso, un bene comune, che si è formato con la sedimentazione sui territori naturali dei segni lasciati dalle varie culture e che va tutelato nell’interesse di tutti i cittadini e dell’intera società.
Il paesaggio è una delle principali risorse, innanzitutto sostanziali e culturali ma anche economiche, dei nostri territori. Non può essere messo in secondo piano rispetto a qualsiasi altra esigenza gestionale, non può venire depauperato per ogni necessità funzionale. Va invece rispettato e valorizzato, anche in una aggiornata visione di sviluppo ecosostenibile che valuti tutte le possibili componenti (economia, industria, agricoltura, cultura, ambiente e paesaggio).
I pannelli fotovoltaici costituiscono una delle soluzioni più diffuse per la fornitura di energia rinnovabile, ma la loro installazione può e deve avere regole che salvaguardino il territorio.
Urge mettere fine ad un’invasione insostenibile del paesaggio, che in ogni regione d’Italia è unico, conforma l’identità territoriale dei cittadini e costituisce un’immensa ricchezza.
L’appoggio a terra dei pannelli è da evitare per diversi motivi, tra i quali anche quello del rispetto del suolo, inteso come porzione superficiale del nostro pianeta, costituito da uno spessore di 30-40 centimetri di terra vegetale che è il laboratorio della biodiversità, il sistema vitale della terra, in grado di riprodurre la vita dell’ecosistema.
In ogni contesto abitato esiste a tutt’oggi un cospicuo patrimonio di edifici a funzione industriale, artigianale e terziaria, con estese superfici di copertura che ben si prestano ad accogliere tali strutture. Utilizziamo quelle!
Dagli amministratori pubblici ci aspettiamo azioni in tal senso, nuove indicazioni e incentivi per uno sviluppo delle fonti rinovabili che non produca sfregio al territorio. Il futuro dei pannelli fotovoltaici deve essere sui tetti“, conclude la sezione trentina di Italia Nostra.
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