Manchester City, crisi senza fine. Guardiola, che nervi: così Pep ha perso la magia

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La squadra di Emery vince 2-1 con le reti di Duran e Rogers, Foden accorcia solo nel recupero. Terzo ko di fila per i campioni d’Inghilterra che non vedono la luce in fondo al tunnel




Dal nostro inviato Davide Chinellato

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Il disastro continua. Stavolta è l’Aston Villa a infierire sul Manchester City in crisi, prendendosi al Villa Park un 2-1 mai in discussione (Foden accorcia al 93’) che per la squadra di Guardiola, significa terza sconfitta consecutiva e 9ª nelle ultime 12 partite in tutte le competizioni. Questa crisi non è più da tempo un momento di passaggio, è un tunnel da cui la squadra che ha vinto le ultime 4 Premier non riesce più ad uscire, un tunnel di cui non vede la luce che significa rinascita. Anziché diventare un passo avanti verso la risalita, ogni partita spinge la squadra verso un fondo che clamorosamente non ha ancora toccato, nonostante sia disastrosa da inizio ottobre. Il City di oggi è in un circolo vizioso di infortuni, scarsa condizione e sfiducia crescente che si alimentano con ogni errore, con ogni incertezza, con ogni sconfitta. Sono così tante che da inizio novembre i campioni in Premier viaggiano allo stesso ritmo del Southampton ultimo in classifica e non danno segnali di poter cambiare marcia.

LE CHIAVI

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L’Aston Villa ha strameritato di vincere. Pericolosa dal calcio d’inizio (prima occasione di Durán dopo 18 secondi), ottimamente messa in campo da Emery che indovina la soluzione Tielemans da numero 10, la squadra di casa si prende il terzo successo di fila al Villa Park, dove ha perso in Premier solo nella prima partita stagionale contro l’Arsenal e dove è arrivata all’8° risultato utile di fila. L’eccellente Tielemans, Durán e Rogers sono quelli che banchettano più vistosamente sui resti del City, ma tutta la squadra si muove compatta, capace di sfruttare tutti i demoni che perseguitano gli avversari, come in occasione dei due gol: nell’1-0 di Durán al 16’ sbaglia la difesa, sul 2-0 di Rogers al 65’ Kovacic, Walker e l’intera difesa del City mostrano la loro inadeguatezza a risolvere i problemi attuali. Guardiola (ancora una volta nervoso quando i tifosi avversari intonano il coro che prevede il suo esonero, sfottò comune negli stadi inglesi) sembra aver esaurito la magia: ognuna di quelle mosse che negli anni passati si trasformavano in quelle decisive per le vittorie, negli ultimi due mesi si trasformano in errori. E la fortuna non gli dà una mano: prima del match Pep ha ritrovato Stones e Akanji ma ha perso Dias e Ederson, e la partita del difensore inglese, importante nel ruolo di centrale che organizza il gioco ma fuori posizione sull’1-0, è durata appena 45’ prima di essere interrotta dall’ennesimo infortunio, uno che ha costretto Guardiola a dare minuti a Walker, invecchiato improvvisamente di 10 anni nelle ultime 10 partite. È la testimonianza di come i problemi del City si accumulino, di come continuino a peggiorare anziché migliorare, di come il miglior allenatore del mondo e una squadra piena di campioni stiano cadendo in un precipizio senza riuscire a trovare un appiglio. A fine ottobre erano primi in Premier e imbattuti, a Natale ci arrivano nel momento peggiore dei quasi nove anni con Guardiola, uno che continua ad aggiungere disastri a disastri.

LA PARTITA

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Ortega deve fare tre parate clamorose nei primi 100 secondi del match ma non può nulla al 16’, quando Tielemans lancia Rogers e Durán oltre la difesa del City per un contropiede che il colombiano finalizza nell’1-0. È il risultato da cui riparte la ripresa, dopo qualche timido tentativo ospite di rientrare in partita: Guardiola deve ripartire senza Stones, fermato dall’ennesimo infortunio e rimpiazzato da Walker. La difesa peggiora istantaneamente: la Var cancella il raddoppio di Durán al 50’, ma è Rigers al 65’ a chiudere virtualmente la partita, firmando il 2-0 dopo aver lasciato per strada sia Kovacic che Walker. Quando Foden al 93’ fa il 2-1, complice un errore di Digne, il City è già affondato da un pezzo.







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