il duo spericolato che gioca con i conti degli USA, il rischio shutdown

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Per appurare se a Washington comandi Elon o Donald, è inutile consultare la gerarchia dei Dipartimenti ufficiali e ufficiosi, è più sicuro seguire l’acre odore dei soldi

Ed è subito caos. Per vedere lo strano effetto che fa il repentino precipitare nella paralisi completa dei poteri, la premiata ditta Donald & Elon demolisce al Congresso le intese bipartisan sulla legge di bilancio. I due miliardari, tra loro in società, giocano con i conti federali e accarezzano il rischio di uno shutdown, il blocco dei servizi pubblici.

Prima il signor X (“il quarto ramo del governo”) bombarda il quartier generale in nome della programmatica “Efficiency”. Lanciando almeno cento annunci via social, invita al sabotaggio degli accordi di spesa siglati con l’amministrazione uscente. Quindi posta la foto del voluminoso documento finanziario e inveisce: “Hai mai visto un pezzo di maiale più grande?”. In virtù delle alchimie degli algoritmi, il principe della piattaforma ottiene immediatamente la benedizione di 40 milioni di visualizzazioni. Poi, a quattordici ore di distanza dalle bordate dell’influencer addetto ai tagli, ecco il tocco del biondo tycoon, rieletto alla Casa Bianca a furor di popolo, che fa saltare qualsiasi compromesso con il nemico – “i democratici della sinistra radicale” li appella in un tweet Musk – bruciando il frutto cartaceo di un negoziato fondamentale sui dettagli numerici. Il sovversivismo del capitale logora il sistema istituzionale con le sparate di due teste calde pronte a scatenare l’inferno.

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Qualche giorno fa Mattarella era stato lungimirante nel denunciare la “progressiva privatizzazione del potere pubblico” a seguito delle strategie acquisitive del tecnocapitalismo. La figura venerata come un dio pagano dalla folla plaudente di Atreju, con la sua “gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica” e di fatto occupa una posizione egemonica tra gli “operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione”. Elon Musk non è più un inarrestabile player che si muove nello spazio pubblico e privato sprigionando tutta l’influenza di cui il denaro è capace. Il controllore affaristico di dati sensibili e satelliti, il boss dell’intelligenza artificiale e dei microchip, l’aspirante colonizzatore di Marte nonché proprietario del traffico delle informazioni (per il traffico causato dalle auto elettriche c’è ancora da aspettare), è diventato oramai un organo statale che si esprime con la bocca irresistibile della legge.

Il costituzionalismo volge al crepuscolo, si converte cioè in “una democrazia di fantasmi”, se in Occidente non si pone un argine a quella che il Quirinale ha denominato “una desertificazione del tessuto civile”. Il nulla si spalanca mestamente nel momento in cui il capitale (i “pochi soggetti con immense disponibilità finanziarie”) legifera avvalendosi della forza persuasiva che è esercitata da una smodata ricchezza “svincolata da qualunque effettiva autorità pubblica”. La marcia vittoriosa degli “usurpatori di sovranità” verso lo Studio Ovale annichilisce il significato sostanziale della democrazia – che è pur sempre il governo dei poveri nel loro interesse, secondo Aristotele – e strapazza persino le procedure protocollari che scandiscono il passaggio abituale delle consegne.

Le repubbliche appaiono vulnerabili dinanzi a “un uso distorto e irresponsabile dei social media”, che si rivelano degli “strumenti perversi di divisione, di condizionamento acritico, di deliberato travisamento della realtà”. Agitando con una diabolica efficacia quelle che Mattarella ha chiamato “le sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso”, la nuova destra, trionfante grazie alla somministrazione di social e quattrini, entra nel cuore dello Stato disponendo degli ingranaggi per decidere, orientare e manipolare. La volontà di potenza dell’oligarchia alla guida del “MAGA” trumpiano ingaggia una lotta senza tregua alla spesa pubblica.

Per questo motivo, sulla scia di quanto ha già ordinato per contenere i costi di SpaceX, Tesla e X, Musk straccia gli aiuti per le zone colpite da calamità, rigetta la sospensione biennale al tetto del debito, fa assaporare al personale federale reputato superfluo, marines compresi, il gusto del non-lavoro e della vita sprovvista di busta paga. Per appurare se a Washington, nel “rendere nuovamente grande l’America”, comandi Elon o Donald, è inutile consultare la gerarchia dei Dipartimenti ufficiali e ufficiosi, è più sicuro seguire l’acre odore dei soldi.



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