la finanziaria è una brace ardente, guai a distrarsi con la povertà

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La terra di Sicilia ha dato i natali al fondatore del partito popolare Don Luigi Sturzo, pensatore di elevatissimo livello sociale e politico, a Giuseppe Alessi nel cui studio di fatto è nata la DC, a Giorgio La Pira, a Pio La Torre ed Emanuele Macaluso, ai fratelli Mattarella. Questo ieri, ma oggi?

Produce onestamente un sentimento misto, tra lo sconforto e l’indignazione, la lettera aperta ai giornali che il rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo, ha pubblicato per lanciare un appello ai deputati regionali siciliani impegnati nell’esame della finanziaria. I temi dirimenti, lui afferma, sono la povertà conclamata, ne soffre un siciliano su 4, i giovani emigrati, o neet di cui siamo campioni del mondo occidentale, lo sprofondare dei ragazzi nel crack, come ha urlato con disperazione l’arcivescovo di Palermo Lorefice, lo spopolamento dei piccoli centri, la desertificazione del territorio.

Su questi temi forti, emergenti ed emergenziali, si dovrebbe confrontare, e legiferare con risorse finanziarie, la classe politica isolana. Ma di tutti questi temi nella finanziaria regionale troviamo il nulla. Le uniche norme esaminate sono quelle riguardanti gli interessi particolarissimi dei singoli deputati che si orientano su cose piccolissime, su territori limitati, su temi onestamente risibili, se non ridicoli, rispetto ai drammi di una Sicilia ai consueti ultimi posti per vivibilità. È di poche settimane lo scandalo di uno dei deputati che finanziava con norme regionali associazioni di famiglia, su cui la magistratura sta indagando, ma chi è senza peccato in quella sala detta d’Ercole, ma piena di Tersite, tranne qualche rara eccezione, scagli la prima pietra.

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Gli unici interessi perseguiti, in maniera trasversale, sono quelli che possiamo definire appartenenti all’ideologia della salsiccia, quel sapido pezzo di suino ineludibile in ogni evento o sagra paesana a cui afferiscono le istanze dei deputati. Nessuno, a parte qualche norma sulla riqualificazione e sostegno al lavoro di donne e ultra cinquantenni, che voli alto, che non disperda, nel terreno riarso delle fameliche clientele, le pubbliche risorse. Nessuna concentrazione per tentare di arginare i temi franosi della società isolana, che sono appunto la povertà, l’emarginazione dei giovani e la conseguente fuga, la desertificazione idrica ed umana dei territori interni. Sono temi che non producono né clientele né voti, per cui ci pensi qualcun altro. Per il giorno di Natale del 2001, ci ricordiamo che il mitico è famigerato Totò Cuffaro aprì Palazzo d’Orleans ai poveri e disagiati per il pranzo.

La Sicilia del 2024 è molto più povera di quella del 2001, se vediamo i dati ISTAT, la forbice si è inevitabilmente allargata, rispetto ad ora, quello che ci ricorda Sant’Egidio i cui pranzi per i poveri e mense di comunità sono stra affollate. Ma di questo il deputato standard siciliano non ha né contezza né vergogna. Le cose importanti sono altre, quelle piccole salsicce arrostite il cui profumo inebria le loro piccole orde personali, gocce nel mare di una Sicilia che produce di più ma galleggia di meno. Per la politica, quella che facevano i grandi nomi sopracitati, non è tempo, la finanziaria è una brace ardente e non ci si può distrarre con grandi cose, come la povertà, ci pensi l’Europa ai poveri, alle donne, ai giovani, al crack ci pensi lo Stato. Noi con i nostri bilanci, oggi leggermente migliorati, dopo anni di vacche magre, alleviamo suini, perché senza salsicce la messa elettorale non si canta, e la sopravvivenza del deputato è più a rischio della tartaruga. Per cui avanti con le sausage policies, che in inglese fa più fino, e magari la Corte dei conti si distrae. Un suggerimento potrebbe essere di mettere, all’ingresso dell’aula del Parlamento più antico del mondo, una targa simile a quella di un noto ristorante di Chiaramonte Gulfi: “Qui si magnifica il porco”.





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