Nazionalità saudita, apparentemente ben integrato in Germania dopo l’arrivo una ventina di anni fa, islamofobo ma con modalità d’azione piuttosto islamista, medico psichiatra che concepisce, e attua, un folle attentato terroristico contro inermi cittadini tedeschi: l’identikit dell’attentatore al mercatino di Natale di Magdeburgo venerdì sera, in cui cinque persone, fra cui un bambino, sono morte e molte altre decine sono rimaste ferite, di cui alcune gravemente, è un concentrato distopico di contraddizioni e disturbi della personalità che sembra ricopiato da un manuale di psichiatria patologica. Ha la fissa del pericolo dell’islamizzazione dell’Europa ed è vicino alle posizioni del partito xenofobo di ultradestra, AfD (Alternative für Deutschland). «Quelli di sinistra sono matti, abbiamo bisogno dell’AfD per proteggere la polizia da se stessa», ha twittato la sera dell’attentato su X.
LE DROGHE
Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen, questo il nome dell’attentatore di 50 anni, è risultato essere sotto effetto di droghe (sottoposto a test è risultato positivo a un miscuglio di sette droghe). Il movente è tuttora oscuro. La ministra degli interni federale, Nancy Faeser, che accompagnava ieri il cancelliere Olaf Scholz in visita a Magdeburgo, ha escluso una matrice islamista, al contrario piuttosto islamofoba: l’unica cosa sicura sull’attentatore è che era “islamofobo”, ha detto. Secondo informazioni dei media concordanti, Al Abdulmohsen sarebbe nato in Arabia Saudita nel 1974 e verso la fine degli anni ’90 si sarebbe dissociato dall’Islam e per questo sarebbe rifugiato in Germania perché a suo dire in patria avrebbe rischiato la morte. Era considerato una figura di spicco della comunità saudita in esilio e si occupava anche di iniziative per aiutare le donne saudite a espatriare. Lavorava come medico psichiatra con regolare permesso di lavoro nell’ospedale della vicina Bernburg, a poche decine di chilometri da Magdeburgo, nel reparto di psichiatria per soggetti sottoposti a trattamento psichiatrico obbligatorio. Lavorava nell’ospedale da marzo del 2000 e aveva in cura detenuti drogati. Secondo le testimonianze di suoi colleghi, si era dato malato da settimane e anche in precedenza era stato spesso assente, e sembrava che stesse male. L’Arabia Saudita, che nel frattempo ha condannato l’attentato di Magdeburgo, aveva peraltro avvertito un anno fa le autorità tedesche della pericolosità di Al Abdulmohsen e presentato anche una domanda di estradizione.
Come e perché sia tutto caduto nel vuoto non si sa e sarà probabilmente oggetto di indagini nonché di polemiche. Peraltro, il giorno prima dell’attentato Al Abdulmohsen avrebbe dovuto comparire davanti dal tribunale distrettuale di Tiergarten a Berlino alle 11 di mattina, ma non si è presentato: oggetto della convocazione, “abuso di chiamate di emergenza”: Al Abdulmohsen aveva presentato ricorso contro una sanzione penale, ma non essendosi presentato il ricorso è stato respinto. Sui social l’attentatore denunciava una presunta «islamizzazione della Germania» e che la «Germania vuole islamizzare l’Europa». La «polizia tedesca è il vero motore dell’islamismo in Germania», scriveva minacciando più volte “vendetta”, secondo quanto riferisce la Welt estrapolando alcuni suoi post. Un messaggio in cui annunciava il “momento della vendetta” è partito su X alle 19.07 di venerdì quasi in simultanea con l’attentato. In diversi post cancellati scriveva inoltre che «la Germania pagherà il prezzo». In una intervista a un blog complottista americano pochi giorni prima dell’attentato, Al Abdulmohsen parlava di una fantomatica “operazione segreta” delle autorità tedesche contro ex musulmani e di altre teorie astruse sulla Germania. Su X ha anche augurato la morte alla ex cancelliera Angela Merkel, responsabile nel 2015/2016 di avere aperto le porte a un milione di rifugiati siriani, per il suo «progetto criminale di islamizzare l’Europa».
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