Riforma pensioni a 64 anni con 25 di contributi in alternativa a 67 anni con 20 di contributi

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Anche se non tutti la pensano così, ciò che sta emergendo dopo l’intervento in materia previdenziale previsto dalla legge di Bilancio può essere considerato a tutti gli effetti una riforma delle pensioni. Se davvero quanto è stato realizzato rappresenta un indizio di ciò che verrà, allora possiamo tranquillamente dire che sta per arrivare una riforma pensionistica a 64 anni con 25 anni di contributi. Ciò come alternativa al pensionamento a 67 anni con 20 anni di contributi. Questa conclusione si fonda sulle ultime indicazioni provenienti da fonti vicine al dossier pensioni.

Cosa è emerso adesso con la legge di Bilancio, ecco i favori ai contributivi puri

La legge di Bilancio che il Parlamento si appresta ad approvare contiene novità che riguardano esclusivamente coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Ossia chi ha il primo contributo versato in data successiva a quella soglia. In sintesi, le linee di intervento previste sono due.

La prima, di cui si discute già da settimane, riguarda lo sconto sull’età pensionabile per le lavoratrici che hanno avuto figli. Si tratta di una riduzione di 4 mesi per figlio che, a partire dal 2025, potrà arrivare fino a 16 mesi per chi ha avuto 4 o più figli, rispetto ai 12 mesi previsti fino al 2024 per chi ne aveva avuti almeno 3. Questa novità era già presente nella bozza della legge di Bilancio uscita dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre.

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Successivamente, con i consueti emendamenti alla manovra, è stato approvato l’utilizzo della previdenza complementare per integrare più facilmente il requisito necessario alle pensioni anticipate contributive.

Un emendamento, a prima firma di Tiziana Nisini (Lega), apre dunque alla possibilità di utilizzare la rendita da previdenza complementare per sfruttare appieno la facoltà di lasciare il lavoro con le pensioni anticipate contributive. A nostro avviso, si tratta del primo passo verso una riforma delle pensioni a 64 anni con 25 anni di contributi, come alternativa a 67 anni con 20 anni di contributi.

La pensione anticipata contributiva in sintesi

La pensione anticipata contributiva è una misura strutturale che consente di lasciare il lavoro a partire da 64 anni di età con 20 anni di contributi, ma solo al verificarsi di due condizioni. La prima è che l’interessato abbia interamente contribuzione successiva al 31 dicembre 1995 (contributivi puri). La seconda riguarda l’importo soglia della pensione, ossia un ammontare minimo della prestazione da raggiungere per poter andare in pensione anticipatamente.

È proprio questo aspetto a rappresentare il principale ostacolo per chi vuole sfruttare l’uscita anticipata a 64 anni, poiché non è affatto semplice raggiungere le soglie previste.

Infatti, la pensione anticipata contributiva non può essere inferiore a 3 volte l’assegno sociale. Per le lavoratrici con figli, la soglia si abbassa leggermente a:

  • 2,8 volte per chi ha un solo figlio;
  • 2,6 volte per chi ha almeno 2 figli.

In cifre, significa che per il 2025 servirà una pensione di 1.616,07 euro mensili (3 volte l’assegno sociale, che sarà di 538,69 euro), di 1.508,33 euro (2,8 volte) o di 1.400,59 euro (2,6 volte).

Riforma pensioni a 64 anni con 25 di contributi in alternativa a 67 anni con 20 di contributi

La novità introdotta dall’emendamento approvato in Commissione Bilancio, e quindi parte della nuova legge di Bilancio, consente l’utilizzo della previdenza complementare per colmare il gap necessario a raggiungere la soglia minima di pensione richiesta. In pratica, chi ha accantonato risorse in un fondo pensione potrà utilizzarle per incrementare la rendita. E soddisfare così più agevolmente i requisiti economici per l’uscita anticipata.

La misura mira a promuovere la previdenza complementare. E a unire le due fonti (pensione pubblica e rendita integrativa) per facilitare il pensionamento anticipato dei lavoratori. Chi compirà 64 anni di età nel 2025, o anche chi, grazie allo sconto figli, potrà uscire dal lavoro a 62 anni e 8 mesi (come nel caso di donne con più di 3 figli), potrà andare in pensione anticipatamente.

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Attenzione però: chi sceglie questa strada non deve avere meno di 25 anni di contributi. Inoltre, dal 2030 il requisito contributivo potrebbe salire a 30 anni. Così come potrebbe aumentare la soglia minima della pensione da 3 a 3,2 volte l’assegno sociale.

Il primo passo per la vera riforma delle pensioni a 64 anni con 25 anni di contributi

Stando alle ultime indiscrezioni, si punta a una variazione sostanziale per la pensione a 64 anni con 25 anni di contributi. Questo come alternativa a 67 anni con 20 anni di contributi. Attualmente, la facoltà di uscire a 64 anni è riservata esclusivamente ai contributivi puri. Da tempo, però, si discute sulla possibilità di estendere questa chance anche a chi non è contributivo puro. Vale a dire chi ha versato contributi prima del 1996.

L’occasione offerta dalla nuova legge di Bilancio potrebbe essere quella giusta per realizzare una riforma delle pensioni a 64 anni con 25 anni di contributi. Accessibile a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla data di inizio dei versamenti. In questo modo, si andrebbe ad affiancare alla pensione di vecchiaia a 67 anni e 20 anni di contributi. E sarebbe un’alternativa concreta e anticipata, senza obbligare i lavoratori ad attendere necessariamente l’età pensionabile ordinaria.



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