Commenti continui sull’Europa. Il «bravo» a Salvini per l’assoluzione. Il multimiliardario americano è letteralmente ossessionato dalla Gran Bretagna
LONDRA – Una volta gli americani avevano provato a esportare la democrazia, e non è finita bene; adesso quello che tracima dagli Stati Uniti è il credo tecno-libertario che rappresenta l’ideologia di Elon Musk e che tramite lui si irradia dalla cerchia del presidente eletto Donald Trump. Ma il risultato concreto di questa nuova crociata è l’appoggio alle destre anti-establishment europee, in tutte le loro declinazioni.
Dopo aver contribuito pesantemente a riportare «The Donald» alla Casa Bianca, schierando dalla sua parte le falangi di X/Twitter, il padrone di Tesla e Space X ha come prossimo obiettivo immediato la Gran Bretagna: dove la prospettiva di installare Nigel Farage a Downing Street non appare più così fantascientifica. A inizio dicembre era circolata la voce che Musk fosse pronto a pompare 100 milioni di dollari nelle casse di Reform Uk, il partito di «Mr Brexit»: e dopo l’incontro a Mar-a Lago fra il tycoon americano, Farage e il tesoriere del partito, Nick Candy — suggellato da una foto diventata già iconica — il leader della destra populista britannica ha rivelato che Musk sta «pensando seriamente» di sponsorizzare con una valanga di soldi la sua formazione politica.
Sarebbe un intervento che manderebbe a gambe all’aria la scena politica a Londra, tanto che la Commissione elettorale locale ha invocato regole più stringenti sui finanziamenti stranieri: al momento dall’estero non è possibile fare donazioni personali ai partiti britannici, ma il divieto si può aggirare tramite le aziende controllate. Tuttavia, dal governo di Keir Starmer fanno sapere che non hanno intenzione di frapporre ostacoli legislativi e che preferiscono affrontare Farage a viso aperto in una tenzone elettorale.
Avranno pane per i loro denti, i laburisti: Reform Uk è dato da diversi sondaggi testa e testa con il partito di governo e con i conservatori: e il premier Keir Starmer, che da mesi arranca faticosamente, è di gran lunga più impopolare di Farage. La scalata al potere dei populisti britannici avrebbe come tappe le elezioni locali del prossimo maggio e poi quelle in Galles nel 2026, in vista delle politiche previste per il 2029: Farage, col suo messaggio centrato sull’immigrazione, che in Gran Bretagna ha raggiunto livelli a detta di tutti difficili da sostenere, sta divorando i consensi dei conservatori e insidiando le roccaforti proletarie del Labour: la possibilità di una rivoluzione politica a Londra sospinta dai soldi di Musk non è più fantasia remota.
Il multimiliardario americano è letteralmente ossessionato dalla Gran Bretagna: twitta di continuo, sia per preconizzare la «guerra civile» a seguito dei disordini sociali di agosto, o per denunciare lo «stato di polizia» instaurato a suo dire dai laburisti, oppure per appoggiare la petizione online a favore di elezioni anticipate così come le proteste anti-tasse degli agricoltori britannici.
Ma più di recente l’attenzione di Musk si è diretta anche verso l’Europa continentale, a partire da quell’Italia dove il tycoon ostenta un feeling personale con Giorgia Meloni. Musk ha salutato l’assoluzione di Salvini ma soprattutto aveva condannato la sentenza con cui la magistratura aveva bocciato il «piano Albania» del governo: «Questi giudici se ne devono andare — aveva scritto su X —. Gli italiani vivono in una democrazia o è una autocrazia non eletta a prendere le decisioni?». Un intervento che si era meritato l’inusuale rimbrotto del presidente Sergio Mattarella, che aveva ricordato come «l’Italia sa badare a se stessa».
Ben più inquietante è però l’appoggio dato alla AfD tedesca, partito di estrema destra nel quale serpeggiano nostalgie neonaziste: solo loro «possono salvare la Germania», ha twittato Musk, provocando una levata di scudi da parte di esponenti del governo di Berlino. E sull’attentatore di Magdeburgo ha accusato i media tradizionali di fare disinformazione per averne sottolineato le vedute islamofobe e anti-immigrazione.
Ma fra una lode al presidente ultraliberista argentino Javier Milei e una critica all’annullamento delle elezioni in Romania, è forse più interessante seguire lo scontro di Musk con la Commissione europea: Bruxelles ha infatti messo X nel mirino, accusando la piattaforma posseduta dal tycoon di fomentare la disinformazione e di ospitare contenuti illegali. La Ue potrebbe essere spinta a prendere provvedimenti ed è questo che Musk sta tenendo d’occhio: perché non va dimenticato che è in prima battuta un uomo che tiene ai suoi affari.
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