Proteste in Iran: manifestazioni diffuse in tutte le città riflettono l’aggravarsi della crisi economica e sociale

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Le proteste continuano in tutto l’Iran, mentre vari gruppi esprimono le loro lamentele contro la cattiva gestione del regime, la corruzione e le politiche repressive. Le manifestazioni degli ultimi giorni si estendono in più province, riflettendo la crescente frustrazione tra gli iraniani.

A Shiraz, nella provincia di Fars (Iran meridionale), i membri delle tribù Qashqai si sono riuniti di fronte al governatorato provinciale il 21 dicembre per protestare contro la confisca dei loro abiti tradizionali. La mossa è stata ampiamente criticata come un attacco al patrimonio culturale e all’identità.

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Ad Amol, nella provincia di Mazandaran (Iran settentrionale), i residenti hanno bloccato le strade il 21 dicembre, protestando per l’abbandono da parte del governo della manutenzione stradale, che ha portato a incidenti mortali. I manifestanti hanno chiesto un’azione immediata per prevenire ulteriori perdite di vite umane.

Il 20 dicembre, i membri delle unità di resistenza PMOI a Zahedan hanno ribadito il loro impegno a continuare le rivolte fino al rovesciamento del regime. La loro dichiarazione ha sottolineato il crescente slancio per il cambio di regime in tutto il paese.

A Qazvin, nel nord dell’Iran, i clienti truffati della casa automobilistica Rezayat Khodro, sostenuta dallo stato, hanno ripreso le proteste il 18 dicembre davanti al tribunale. I manifestanti hanno chiesto giustizia e restituzione, evidenziando la complicità del regime in schemi fraudolenti.

Nella provincia di Kohgiluyeh e Boyer Ahmad (sud-ovest dell’Iran), i dipendenti della compagnia provinciale del gas hanno tenuto una manifestazione il 18 dicembre, chiedendo il riconoscimento ufficiale e l’inclusione nel sistema occupazionale del Ministero del Petrolio e del gas. “Abbiamo lavorato come autisti di emergenza da cinque a 18 anni, ma non siamo ancora riconosciuti come dipendenti ufficiali”, ha spiegato un lavoratore.

Lo stesso giorno a Teheran, gli studenti esclusi dagli esami di ammissione all’università hanno protestato, scandendo slogan come ” Grida per i tuoi diritti!”La manifestazione ha sottolineato le barriere sistemiche all’istruzione, alienando ulteriormente i giovani iraniani dal regime.

Separatamente, sono emerse notizie di un tragico incidente che ha coinvolto Damavand Kamangar, un mercante curdo di Kamyaran. Kamangar è stato ucciso dalle forze di sicurezza a Karaj, nella provincia di Alborz, il 15 dicembre, con il pretesto di un sospetto contrabbando. Ha riportato tre ferite da arma da fuoco ed è deceduto per le sue ferite il 18 dicembre in un ospedale di Teheran. L’uccisione ha suscitato indignazione, evidenziando la violenza indiscriminata del regime contro le comunità emarginate.

Il 17 dicembre, i lavoratori a contratto della raffineria di gas Fajr Jam nel sud dell’Iran hanno protestato contro i salari ritardati e il trattamento ingiusto. I manifestanti hanno scandito: “Salari equi sono un nostro diritto innegabile”, chiedendo al regime di affrontare le loro rimostranze.

Lo stesso giorno, i dipendenti della compagnia provinciale del gas nella provincia di Kohgiluyeh e Boyer Ahmad hanno tenuto una manifestazione, denunciando anni di abbandono da parte del Ministero del Petrolio e del gas. Queste proteste sottolineano ulteriormente l’incapacità del regime di soddisfare le richieste dei suoi lavoratori, alimentando crescenti disordini in tutta la nazione.

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Mentre le proteste si intensificano a livello nazionale, espongono l’incapacità del regime di affrontare le crescenti lamentele economiche, sociali e culturali del suo popolo. Le richieste di giustizia e cambiamento sistemico sono diventate più forti, segnalando una società sempre più riluttante a sopportare l’oppressione sistemica.





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