In Italia una donna su tre è vittima di violenza. Un dato che, oltre a riflettere una realtà preoccupante, pone l’attenzione sulla necessità di interventi urgenti e mirati, nonché di politiche attive. Il nostro Paese, inoltre, è al 111esimo posto su 146 per partecipazione economica e opportunità lavorative (Global Gender Gap Report – World Economic Forum 2024), con un tasso di occupazione femminile del 56,5%, ben al di sotto della media europea del 70,2% (Eurostat). Questo divario è quasi il doppio di quello registrato in altri Paesi dell’Ue, mentre il reddito medio delle donne italiane è inferiore del 42% rispetto a quello degli uomini (Gender Pay Gap Report – Ocse). Un aumento dell’occupazione femminile, allineato agli standard europei, potrebbe generare un incremento del Pil italiano del 7,4%, pari a 154,7 miliardi di euro (Eurostat).
A ottobre di quest’anno Un Women, ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile fondato nel 2010, ha lanciato il suo Comitato Nazionale in Italia, che si unisce a una rete di 12 Comitati Nazionali attivi in tutto il mondo, impegnati nella missione di UN Women per la parità di genere e l’emancipazione delle donne.
A presiederlo è Darya Majidi, che ci ha spiegato quali saranno, in concreto, le azioni che intraprenderà per migliorare la condizione delle donne nel nostro Paese.
Quali saranno i vostri obiettivi principali?
Gli ultimi dati del Gender Gap Report del World Economic Forum segnano un ulteriore dato negativo per il nostro Paese nella graduatoria mondiale di parità di genere. Siamo passati all’86esimo posto, con un calo di 18 posizioni tra il 2014 e i 2024. In questo contesto, Un Women ha supportato la nascita dell’Italian National Committee Un Women, nel luglio 2024, per sostenere le politiche di genere, educare le nuove generazioni e gli uomini alla parità, aumentare la partecipazione femminile nelle decisioni politiche, favorire l’indipendenza economica delle donne e combattere la violenza di genere in Italia. Vogliamo misurare con indici quantitativi l’impatto delle misure che attiveremo per far entrare l’Italia nei primi posti della graduatoria del Gender Gap Report entro il 2030. Un progetto ambizioso che abbiamo lanciato in occasione della nostra presentazione ufficiale a Roma il 14 novembre. Un obiettivo raggiungibile solo grazie alla costruzione di un network di valore che vede centrale il ruolo del governo, delle istituzioni, del mondo accademico, delle associazioni e di partner strategici, aziende o individui. Questo è l’obiettivo prioritario che vogliamo raggiungere nel nostro Paese, dal quale scaturiranno azioni concrete e corali.
In che modo state dialogando con le istituzioni?
Abbiamo iniziato un percorso di accreditamento con le istituzioni per sostenere relazioni con il governo, incoraggiando la politica ad aumentare i contributi e le azioni a sostegno delle donne. Lo abbiamo fatto con un evento istituzionale a Palazzo Montecitorio, in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri. In quell’occasione abbiamo lanciato Orange the World – UNiTE, la campagna annuale contro la violenza di genere che include l’iniziativa #NoExcuse, nata per sottolineare la gravità del femminicidio. Dal 25 novembre al 10 dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani, abbiamo invitato i nostri interlocutori a utilizzare l’arancione, il colore della speranza e dell’ottimismo. Vedere Palazzo Chigi e i palazzi delle Camere e della Farnesina illuminarsi di arancione è stato incoraggiante. A dicembre, inoltre, abbiamo firmato gli accordi con i nostri primi tre founding partner, Sara Assicurazioni, Tecnomat e Wolters Kluwer.
Come supporterete finanziariamente l’empowerment delle donne?
Un Women Italy supporta finanziariamente l’empowerment delle donne attraverso la raccolta di fondi dal settore privato, corporate e individui, destinati a progetti globali e locali. Promuoviamo attività di advocacy per aumentare la visibilità del nostro mandato, coinvolgendo il pubblico e sensibilizzando le imprese sui temi della parità. Stiamo ampliando il numero delle aziende partner per supportare i nostri progetti invitandoli a sottoscrivere i principi di inclusività e sostenibilità nei loro modelli operativi promossi delle Nazioni Unite, quali i Women’s Empowerment Principles, sette principi sviluppati in sinergia con il Global Compact delle Nazioni Unite, per promuovere la parità delle donne nel mondo del lavoro e nella comunità. Un progetto a cui tengo personalmente molto è HeForShe, movimento globale di Un Women che invita gli uomini e soprattutto i ragazzi a diventare alleati attivi nella promozione dell’uguaglianza di genere. Lanciato nel 2014, mira a coinvolgerli per superare stereotipi di genere, sostenere i diritti delle donne e contribuire a un cambiamento culturale collettivo. Ad aprile 2025 lanceremo il nostro primo evento He4She per una raccolta fondi strutturata.
Anche sensibilizzare sul tema le nuove generazioni è un tema chiave. In che modo lo farete?
Altro progetto chiave di Un Women Italy sono le Generation Equality Action Coalitions, un piano globale rivolto principalmente alle giovani generazioni che celebra il 25esimo anniversario della Dichiarazione di Pechino sulla parità di genere. La Piattaforma d’Azione di Pechino rappresenta un impegno globale per l’uguaglianza di genere, l’emancipazione delle donne e i loro diritti in tutte le sfere della vita e le Action Coalitions sono una piattaforma innovativa che riunisce giovani leader, governi e aziende per accelerare progressi concreti sull’uguaglianza di genere entro il 2030. Stiamo creando un board italiano dei giovani di talento per ridurre un bias tipico del nostro Paese che associa, erroneamente, la mancanza di esperienza dovuta alla giovinezza. In Italia spesso la leadership è collegata alla seniority, ignorando qualità come innovazione, capacità decisionale e adattabilità.
Che cosa deve cambiare nella narrativa della disparità di genere?
Negli anni abbiamo dedicato molto spazio a narrare i dati degli osservatori e delle statistiche negative, mentre ora dobbiamo valorizzare una prospettiva trasformativa positiva. È essenziale sottolineare il valore economico, sociale e culturale dell’inclusione femminile, come leva per l’innovazione e la crescita. Dobbiamo evidenziare e combattere stereotipi dannosi e discriminatori e promuovere rappresentazioni equilibrate e autentiche degli uomini e delle donne nella politica, nelle imprese e nella vita familiare. Dobbiamo agire e agire significa impattare con proposte legislative lo status quo, coinvolgere il mondo della comunicazione in modo da cambiare il linguaggio, valorizzare modelli positivi e dare visibilità ai reali benefici dell’inclusione per tutti. Si stima che ci vorranno 131 anni per raggiungere la parità di genere, ma spetta a noi accelerare il progresso attraverso sforzi collettivi e sinergie tra tutti gli attori coinvolti.
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