11.33 – lunedì 23 dicembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Artigianato: in dieci anni +20,3% per le attività guidate da imprenditori stranieri. La nuova linfa non basta a contrastare la contrazione delle imprese “autoctone” (-14,6%) e il bilancio complessivo del decennio segna -9,2%.
Sono poco più di 200mila, rappresentano il 20% degli imprenditori individuali artigiani e, negli ultimi dieci anni, sono cresciuti del 20%. La metà proviene da soli quattro paesi di origine, il 60% opera nelle costruzioni e quasi la metà opera nel triangolo Lombardia-Emilia Romagna-Toscana. E’ l’identikit degli imprenditori stranieri che svolgono attività artigiane che emerge da uno studio Unioncamere e InfoCamere sull’evoluzione delle imprese individuali del comparto negli ultimi dieci anni con riferimento al periodo 30 settembre 2014-30 settembre 2024.
Un movimento in progressiva espansione, quello dell’imprenditoria immigrata che ha scelto l’artigianato, il cui dinamismo (+33.847 imprese nel decennio esaminato) non basta a contrastare la riduzione in atto da tempo della componente autoctona del comparto. Negli ultimi dieci anni, infatti, il perimetro delle imprese individuali artigiane con titolare nato in Italia ha fatto segnare un arretramento del 14,6% corrispondente ad una riduzione assoluta pari a -133,242 unità. Sommando le due dinamiche, il bilancio complessivo del comparto artigiano fa dunque segnare un deficit di imprese pari a -99.395 nel decennio.
Sempre nel periodo esaminato, la percentuale di titolari stranieri nelle imprese artigiane è passata dal 15,5% al 20,5%, evidenziando una trasformazione del settore, dove nuove competenze e culture si integrano con la tradizione italiana, alle prese con un difficile processo di ricambio generazionale.
Regioni come la Campania, la Calabria e la Basilicata hanno registrato tassi di crescita superiori al 40%, mentre in Emilia Romagna e Lombardia le imprese straniere (rispettivamente 25.993 e 45.256 unità) rappresentano oltre il 25% del totale, dimostrando che l’imprenditoria straniera rappresenta ormai una parte strutturale del tessuto produttivo locale.
La crescita delle imprese artigiane con titolari stranieri non si limita a un semplice aumento numerico, ma abbraccia una trasformazione profonda di settori chiave. Nel settore delle costruzioni, il 29,1% delle imprese artigiane è oggi a titolarità straniera (117mila unità al 30 settembre 2024), con un incremento significativo del 13% nel periodo. Anche nei servizi alle imprese, si evidenzia un aumento del 55% tra le imprese con titolare straniero, che ora rappresentano il 27,8% del totale, superando la quota delle 14mila unità.
L’analisi dell’artigianato a titolarità straniera, elaborato sulla base di Movimprese, l’analisi statistica del Registro delle imprese delle Camere di Commercio, racconta anche un’evoluzione interessante per quanto riguarda età e genere. In particolare, sono gli imprenditori over 50 a trainare la crescita, con un incremento del 125,7% negli ultimi dieci anni, a cui si aggiunge un aumento ancora più marcato (+223,5%) tra gli over 70. La presenza femminile è anch’essa in forte crescita: nel decennio, il rapporto Donne/Uomini è salito complessivamente da 17,1 a 20,1, con un aumento significativo nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, dove è cresciuto di oltre 4 punti percentuali. Questo andamento è indice non solo di una maggiore partecipazione femminile nel comparto artigiano ma, probabilmente, anche di un processo di integrazione e stabilizzazione delle donne straniere nelle economie locali, particolarmente nelle aree più sviluppate del paese.
La presenza più solida di artigiani stranieri si registra in settori strategici come costruzioni, ristorazione e trasporti, presidiati in modo particolare da imprenditori provenienti da specifici Paesi. Le aziende nel settore delle costruzioni, ad esempio, vedono una forte presenza di titolari romeni (27.914 unità) e albanesi (26.515 unità), mentre nel settore dei servizi, la Cina e l’Egitto giocano un ruolo significativo, con un’alta concentrazione di attività nel trasporto, magazzinaggio e ristorazione.
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