«Non soltanto siamo chiamati a lavorare per rendere il mondo più giusto, ma anche a metterci in ascolto della sapienza delle persone più povere». Il 23 dicembre la veglia di preghiera a San Felice a Ema per le vittime del monossido, ieri la messa in Duomo
«Destano preoccupazione tutte quelle situazioni in cui il futuro sembra compromesso o comunque gravemente a rischio. Se non ci sono interventi concertati ed efficaci per accompagnare la fase di crisi che coinvolge decine di aziende e per disegnare nuovi scenari, come appare necessario per il comparto della pelletteria e dell’intera filiera della moda, nei prossimi mesi aziende e lavoratori saranno messi a dura prova. Sono particolarmente vicino a tutte le persone che hanno perso il lavoro, sono state licenziate, sono senza stipendio e anche in questi giorni vivono il grande timore di un domani incerto per loro e per le loro famiglie».
Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli, nell’omelia della messa di Natale celebrata a mezzanotte nel Duomo di Firenze. L’arcivescovo ha poi parlato dei «due tragici incidenti che hanno ferito la città metropolitana di Firenze, quello nel cantiere Esselunga del febbraio scorso e quello al deposito Eni di Calenzano di pochi giorni fa»: «Ci dicono che non possiamo mai abbassare la guardia quando si tratta della sicurezza del lavoro: è necessaria una diffusa mobilitazione delle coscienze e una assunzione di responsabilità collettiva».
«I tempi oscuri che caratterizzano questo terzo Natale consecutivo in contesto di guerra ci interrogano profondamente» ha detto Gambelli che ha poi aggiunto: «Come sarebbe bello se quel ripudio della guerra di cui ci parla l’articolo 11 della nostra Costituzione italiana si traducesse in gesti concreti per eliminare le ingiustizie nel mondo che sono sempre all’origine di contese e violenza».
«Gli incidenti sul lavoro, il problema abitativo, la disoccupazione, la situazione del carcere – ha quindi proseguito – provocano in noi una giusta indignazione, ma poi ci accorgiamo che le nostre risposte a questi problemi sono spesso deboli e incerte. La montagna di tenerezza è quel dono di cui abbiamo bisogno di essere avvolti prima di tutto noi, per essere liberati dai nostri idoli, particolarmente quello che ci fa credere che la felicità consista nell’avere piuttosto che nell’essere. Solo allora potremo davvero ripudiare la guerra, rinnegare l’empietà e collaborare efficacemente alla trasformazione del mondo»
Oggi invece, la messa di Natale viene celebrata alle Piagge da monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze. Lo aveva annunciato nei giorni scorsi, dopo la visita al carcere di Sollicciano e il 23 dicembre trascorso nella chiesa di San Giuseppe al Galluzzo, a Firenze, per ricordare Matteo, Margarida e il giovane Elio, che hanno perso la vita nella loro casa a San Felice a Ema per il monossido e pregare per la bambina di sei anni che si trova ancora in ospedale.
«Sarò presente il giorno di Natale alle Piagge», quartiere alla periferia di Firenze, «per esprimere questa vicinanza a coloro che si impegnano nei confronti delle persone più povere, che in qualche modo attraverso la solidarietà aiutano queste persone a portare la croce, e far sapere loro che sono sempre al centro delle nostre attenzioni».
«È un modo per incoraggiare una Chiesa in uscita, che va verso le periferie: interpreto molto il ruolo del vescovo come colui che è chiamato soprattutto a dire una parola di incoraggiamento, e quindi quando ci sono realtà come certamente quella di don Alessandro» Santoro, il parroco delle Piagge, «ma ce ne sono tante altre anche nella nostra città, mi sembra che sia importante la presenza del vescovo, che possa dire una parola buona e soprattutto incoraggiare chi si mette vicino agli ultimi. Non soltanto siamo chiamati a lavorare per rendere il mondo più giusto, ma anche a metterci in ascolto della sapienza delle persone più povere».
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