Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio

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La rigenerazione urbana è il frutto di un processo molto complesso che agisce su più dimensioni di un territorio: dal tessuto sociale e ambientale, a quello economico, per arrivare a comprendere anche quello importantissimo legato alla cultura e alla sua identità. Grazie alla rigenerazione urbana si possono attuare interventi che permettono di trasformare e rivitalizzare aree urbane degradate o sottoutilizzate, si possono creare migliori condizioni di vita per chi abita o lavora in quelle aree e più in generale, si può promuovere uno sviluppo sostenibile che tiene conto di tutti i fattori che concorrono alla sua realizzazione.

Nel corso del tempo, il concetto di rigenerazione urbana si è notevolmente arricchito di contenuti e di valori. Nel passato era limitato a interventi di riqualificazione edilizia e al recupero di spazi o strutture abbandonate o sottoutilizzate, nel corso del tempo ha assunto poi una dimensione più completa e via via nella rigenerazione urbana sono entrati fattori legati alla dimensione sociale, economica, ambientale e culturale.

Rigenerazione urbana: serve una visione condivisa del territorio e della sua identità

Oltre agli aspetti legati alla maggiore complessità e ricchezza di interventi in cui si articola la rigenerazione urbana è cambiata anche la tipologia di attori coinvolti, il loro ruolo e il loro contributo.

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Nella visione di un intervento di rigenerazione urbana e di innovazione sociale, rientrano con sempre maggiore importanza le dimensioni legate alla capacità di costruire e alimentare l’identità culturale di un territorio. Un valore questo che si concretizza anche nella capacità di farlo diventare una risorsa per tutti i territori circostanti.

Restano in questo senso ovviamente importanti tutti gli interventi che permettono di risolvere le problematiche legate all’invecchiamento delle infrastrutture, alla creazione di aree verdi, alla necessità di garantire alloggi che siano nello stesso tempo accessibili e in grado di offrire una buona qualità della vita. Tutti interventi che possono essere eseguiti con progettualità che devono essere realizzate con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, di migliorare l’efficienza energetica degli edifici e, per fare un altro esempio, per promuovere la mobilità sostenibile.

A tutto questo si deve aggiungere anche il tema dell’identità di un territorio che non può essere smarrita, che deve essere recuperata o che può essere ricreata per dare o confermare una missione o una vocazione a un determinato territorio come un fattore che completa a tutti gli effetti il concetto di rigenerazione urbana.

Rigenerazione urbana come strumento di mitigazione e adattamento

I progetti di trasformazione delle aree industriali dismesse in spazi multifunzionali possono essere considerati un classico esempio di rigenerazione urbana. Grazie a questi progetti si realizzano parchi, centri culturali e infrastrutture che ospitano anche servizi e attività commerciali. La rigenerazione urbana risponde all’obiettivo di attrarre nuovi residenti e stimolare nuove attività economiche. Ma affinché questo tipo di interventi possano effettivamente rispondere alle esigenze delle comunità locali è necessario predisporre da subito, in fase progettuale, quelle metodologie e quelle attività che stimolano la partecipazione delle persone.

Proprio per questa capacità di rispondere a questa dimensione di coinvolgimento delle comunità in processi di trasformazione urbana e sociale, questi progetti sono chiamati a svolgere un ruolo importante anche nelle politiche di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Grazie alla rigenerazione urbana è infatti possibile implementare soluzioni basate sulla natura, come appunto la creazione di parchi e di aree verdi, come la creazione di tetti verdi per ridurre le aree più soggette a calore, o come apparati per la raccolta e l’utilizzo delle acque piovane. Un altro tema importante riguarda poi la possibilità di progettare e realizzare gli spazi anche in funzione della mobilità con un design cittadino che permetta di ridurre la circolazione di vetture o veicoli a motore.

Un rapporto sempre più diretto tra rigenerazione urbana e rigenerazione sociale

Un ulteriore aspetto è appunto legato alla relazione diretta tra rigenerazione urbana e rigenerazione sociale e in questo caso entra in gioco in modo rilevante il sistema di partnership e di collaborazioni che contribuiscono a portare nuovi contenuti e nuove prospettive in questi progetti. La collaborazione, ad esempio con il mondo universitario o con organizzazioni che operano nel campo dell’innovazione, sono in grado di arricchire questi progetti di una missione culturale e di una valenza formativa e professionale per ragazzi, cittadini, imprese e organizzazioni che, con la scelta di vivere e lavorare in quell’ambiente, possono trovare il contesto ideale per far crescere al meglio i loro progetti o i loro percorsi formativi.

In questi casi si può dire che questi progetti non solo mirano a rinvigorire il tessuto urbano, ma sono nella condizione di posizionare quell’area o quel quartiere come una sorta di hub con una specifica identità sul piano culturale o dell’innovazione.

Trasformazione e rigenerazione urbana del quartiere di San Giovanni a Teduccio

Un esempio significativo di come si può sviluppare un progetto di rigenerazione urbana creando condizioni per dare e sostenere una identità di quartiere arriva dal progetto che ha trasformato il quartiere di San Giovanni a Teduccio a Napoli in un ecosistema per l’innovazione e l’educazione.

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Per lunghissimo tempo, di fatto sino a buona parte degli anni ’70, questo importante quartiere di Napoli è stato caratterizzato da una forte vocazione industriale nel mondo agroalimentare grazie alla presenza storica di un’azienda del settore come Cirio. Una presenza che ha le sue origini nella seconda metà dell’800 quando questa attività imprenditoriale ha favorito e sostenuto la crescita della città sia in termini industriali sia sotto il profilo urbanistico.

In seguito alla dismissione delle strutture industriali, il territorio ha perso la propria identità e ha vissuto un periodo di difficoltà, sino a quando la Regione Campania e l’Università Federico II hanno scelto di dar corso a una operazione rigenerazione urbana con il contributo finanziario determinante dell’Unione europea.

Il contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR e del Fondo Sociale Europeo

Grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR e al Fondo Sociale Europeo, San Giovanni a Teduccio ha dato vita a una importante Academy che ha contribuito a fare del quartiere un vero e proprio polo di innovazione tecnologica. Sono stati realizzati moduli didattici costituiti da aule, da laboratori, da uffici e da sale dedicate a eventi e manifestazioni. Il contesto è stato poi arricchito da un parco pubblico aperto al quartiere e da infrastrutture come un grande garage sotterraneo in grado di ospitare 400 posti auto.

Così l’Università ha avviato corsi di laurea in Ingegneria della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base e l’organizzazione di master e dottorati. La spinta in generale verso i temi dell’innovazione è una spinta che arriva dall’innovazione stessa e a San Giovanni a Teduccio sono stati predisposti i laboratori del CeSMA, ovvero del Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati dell’Università Federico II che ospitano le sperimentazioni di nuove tecnologie e le attività di misurazione avanzata. Un dato per tutti permette di raccontare il valore dell’operazione come centro strategico per la formazione al lavoro: gli oltre 3 mila studenti che hanno seguito i corsi nel nuovo polo hanno registrato un tasso di occupazione in uscita del 95%.

La scelta di Apple di aprire a Napoli la sua prima Academy europea

Il percorso di rigenerazione urbana nel ruolo dell’Academy ha trovato poi un vero e proprio riconoscimento da parte di una multinazionale dell’innovazione e del digitale come Apple che ha scelto di stabilire nel Polo di San Giovanni a Teduccio a Napoli la sede della prima Academy europea. Grazie alla collaborazione tra Università Federico II e Regione Campania e grazie al sostegno finanziario dell’Unione Europea ha dunque preso forma un vero e proprio hub regionale per l’innovazione, con spazi funzionali interconnessi, adatti alle attività e ai progetti tanto di soggetti pubblici che privati nella ricerca applicata, nel trasferimento tecnologico e nella formazione di spin-off e startup.

L’Università Federico II in particolare è impegnata in un grande progetto di trasformazione educativa e tecnologica che ha permesso di attrarre anche collaborazioni con grandi attori dell’innovazione a livello internazionale attenti a questa formula che unisce educazione pubblica ed expertise privata per portare benefici in termini di competenze agli studenti e per attrarre a sua volta nuovi investimenti sempre più attenti al ruolo strategico di un’area che è anche uno straordinario incubatore di talenti.

In questo senso, l’ecosistema nel corso del tempo ha avviato collaborazioni con nomi di primissimo piano nei settori dell’innovazione tecnologica, del digitale e dei servizi come Apple, Accenture, AXA, Capgemini, Cisco, Deloitte, Nokia, TIM solo per citarne alcuni (a questo articolo QUI si può trovare la lista completa e maggiori dettagli n.d.r.).

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Innovazione high tech e rigenerazione urbana per le città del futuro

Per quanto riguarda le prospettive, sempre grazie alla programmazione e ai fondi europei, si sta profilando la realizzazione di un Palazzo dell’Innovazione e della Creatività. Un nuovo spazio in grado di stimolare nuove idee creative, con una serie di iniziative progettate per favorire la collaborazione intersettoriale. In questo contesto, si va a collocare il piano di integrazione con l’Istituto Tecnologie per le Costruzioni del CNR finalizzato a sviluppare nuove forme di ricerca applicata.

La rigenerazione urbana di San Giovanni a Teduccio si configura sempre di più come un esempio di interazione tra istituzioni educative e mondo privato focalizzato sull’innovazione e dimostra come sia possibile integrare i principi dell’innovazione tecnologica con i principi dell’innovazione sociale ed economica. I risultati di questa esperienza si stanno facendo sentire anche oltre i confini del quartiere e si stanno allargando a tutta l’economia locale segnalando questa best practice come una delle vie per la costruzione delle città del futuro.



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