Basket al voto: ancora Petrucci o Valori? Cento voti per decidere il futuro tricolore dei cesti

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Il 21 dicembre è una data storica per la pallacanestro. Si celebra infatti la “Giornata mondiale del basket”, così come ratificato lo scorso anno dall’assemblea generale delle Nazioni Unite quando l’istituzione della “World Basketball Day” ha fatto della pallacanestro il primo gioco di squadra ad avere la propria giornata internazionale ufficialmente riconosciuta dal Palazzo di Vetro a New York: domani la giornata si celebrerà in tutto il mondo con una serie di eventi, a testimonianza di come questo sport sia universalmente nel cuore e nell’animo di milioni e milioni di praticanti e appassionati ad ogni latitudine. Il 21 dicembre 2024 sarà una data (storica) anche per il basket italiano? La domanda, come avrebbe detto il giornalista Antonio Lubrano, nasce spontanea. E già, perché proprio domani (21 dicembre) il basket tricolore andrà al voto per eleggere il presidente federale: lo farà nel ventre dello stadio Olimpico, come da desideri dell’uscente Gianni Petrucci che nel segreto delle cabine elettorali sistemate nella sala stampa al di sotto della curva Sud (lui incallito calcista, animo laziale eppure ex dirigente della Roma e da quasi due anni vice-presidente della derelitta Salernitana: guai a dirlo, ma lo dicono i numeri: da quando è arrivato lui il club granata è precipitato…), anima del tifo giallorosso, spera di vedersi riconfermato per la quarta volta consecutiva regnante di un regno disadorno, privo di allori, seguito, successi e appeal superando lo scoglio del 66,6% dei consensi e battendo il rivale, l’avvocato Guido Valori che coraggiosamente l’ha sfidato provando a mettere sul tavolo proposte e programmi di rilancio del movimento cestistico italiano senza mai nominare l’avversario, l’ex presidente del Coni che invece, anche nelle ultime battute di campagna elettorale, gli ha riservato infelici e inesatte (a proposito, ad esempio, del giorno nel quale aveva annunciato la propria candidatura: a febbraio, leggi qui, e non ad aprile mentre lui era in ospedale…) battute e provando a “copiare e incollare” ad esempio le proposte sul basket femminile e sul 3×3 (chi vuole, può recuperare l’ultima intervista di Petrucci rilasciata al Corsera), contraddicendosi persino.

Tra tante promesse e sterile propaganda, andrebbe riletta a fondo la storia del basket italiano degli ultimi anni, se non addirittura dell’ultimo decennio (e oltre), e a leggerla dovrebbero essere innanzitutto i grandi elettori, i cento votanti che domani mattina avranno il peso e la responsabilità di determinare le scelte e la direzione della pallacanestro italiana, influenzando così il futuro di giovani atlete e atleti, delle società, degli appassionati, andando ben oltre la copertina e la superficie: e invece, ad esempio, sul sito della Federbasket campeggia un post che rimanda alla versione digitale dello Year book 2024, “144 pagine nelle quali viene raccontato tutto il mondo della Federazione Italiana Pallacanestro: i percorsi delle azionali Maschili e Femminili, Senior e Giovanili, oltre a quelle 3×3; il racconto di tutte le Finali Nazionali Giovanili, gli eventi e i progetti realizzati dalla FIP nel corso dell’anno attraverso i propri settori”.

In queste 144 pagine non v’è però traccia della lunga battaglia mossa contro il presidente del Comitato Lombardia Giorgio Maggi che un anno fa, a dicembre, aveva ricordato all’uscente Petrucci le sue (mancate) promesse e che non lo avrebbe più sostenuto. Non v’è traccia delle denunce e delle inchieste (ultima in ordine di tempo quella presentata alla Procura della Repubblica di Roma, Petrucci accusato di violenza privata e/o tentata estorsione, una denuncia di cui si era dato conto tempo fa, leggi qui, e ripresa stamattina dal quotidiano “la Repubblica”), come non si trova una riga sul caso “Stella Azzurra”, sulle nomine per il Giubileo, sulla questione arbitrale con annessi risultati (e stipendio) del commissioner Lamonica e del caso dei rimborsi gonfiati degli arbitri, o ancora dell’incredibile situazione del basket femminile, né sui risultati della nazionale maggiore e sul nuovo contratto a Pozzecco, né sulla gestione dei contratti (ad esempio con l’advisor Mastergroup di Giovanni Carnevali o quella con l’ufficio Internal Audit di Sport e Salute), né sul teatrale e interessato dietrofront nei confronti del ministro Abodi sulla vicenda Autority (e nemmeno sugli annunciati 100 campi da playground); non una riga sui tanti consigli federali durati lo spazio di un amen, consigli federali che ad ascoltarli sembrava di stare in via Allegri (dove c’è la Federcalcio) perché il calcio era sempre nei pensieri e nelle parole di Petrucci, sempre prodigo verso il Palazzo (letta l’ultima lisciata a Malagò?) mentre il Palazzo non ha (ancora) mosso un dito davanti ai tanti dettagliati esposti (su nomine, incarichi, conflitti di interesse) presentati e qui bisognerebbe aprire un altro discorso (già affrontato più volte) sulle nomine negli organi di giustizia della Federbasket adottate e non solo. Ce ne sarebbero anche tante altre, di vicende: storie, vicende e inchieste (oltre trenta articoli) tutte raccontate dettagliatamente su questo sito nel corso di un anno. Inutile ripetersi.

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L’anno lunghissimo sta volgendo al termine e mette davanti al bivio: continuare con il regno (qualche maligno direbbe: monarchia) Petrucci o provare almeno a cambiare pagina? Di certo, senza voler influenzare alcuno: se il basket italiano deciderà di rimettersi nelle mani e nei pensieri di Petrucci, poi nulla potrà dire per i prossimi quattro anni. Non dovrà lamentarsi (come accade in maniera diffusa, ma sempre con la paura e il timore e dunque senza mai uscire allo scoperto) se il movimento femminile è praticamente inesistente, se le nazionali collezionano eliminazioni e figuracce, se i ragazzi e le ragazze scelgono di praticare altri sport (ad esempio la pallavolo), se il basket è diventato uno sport da retrobottega senza vetrina e senza appeal, se nella pallacanestro italiana è tornata all’età della pietra, se il sistema arbitrale non funziona, se i campionati (intesi come organizzazione) diventano un terno al lotto, se tanti club spariscono o sono alla canna del gas, se non è capace l’Italia di ospitare un grande avvenimento (tocca farsi piacere il girone eliminatorio di Eurobasket femminile), se incarichi e ruoli vengono affidati non per meriti ma assecondando altre logiche, se le pagine dei principali quotidiani si riempiono spesso di interviste al presidente federale regnante e stop. Non più un lamento, non più una parola: la possibilità di scelta passa soltanto dalle urne, e dunque se ai papaveri del sistema cestistico italiano va bene quanto è stato prodotto in questi tredici anni, che votino pure come gli aggrada, ma poi che restino per sempre in silenzio. Il voto, come insegna la democrazia, è sovrano.

Cosa accadrà domani nell’urna? Al solito, alla vigilia, si sono sprecati pronostici e fughe in avanti. Petrucci fa passare il messaggio di avere il sostegno di una maggioranza bulgara (80%), il rivale Valori invece “vede” il margine avversario indebolito e la possibilità di piazzare una stoccata affilata al fianco del rivale. Tante le variabili in gioco e in atto, anche in queste ore, mentre sondaggi, exit-poll e conti della serva continuano ad animare il desolante, stagnante e desertificato pianeta cestistico tricolore, sprofondato sempre più nel retrobottega continentale.

Il 79enne Gianni Petrucci riuscirà a ottenere il quarto mandato consecutivo, conservando lo scettro che detiene ininterrottamente dal 2013 e che per nessuna ragione al mondo ha intenzione di mollare, e per riuscirci sarà in grado di superare la soglia necessaria del 66,6% dei voti, così come stabilito da una legge che – come altri longevi presidenti – gli ha consentito di restare in pista? Oppure il 65enne avvocato ed ex capo della Procura Fip Guido Valori riuscirà a battere – per la prima volta dal 2013 Petrucci non è candidato unico – il presidente uscente conquistando il 50% più uno dei voti validi nell’assemblea elettiva dando così vigore al suo programma “Valorizziamo la Fip” che ha illustrato nel corso della lunga campagna elettorale? Oppure bisognerà ritornare nel nuovo anno alle urne perché Petrucci non arriverà al quorum del 66,6% e l’avversario non centrerà quello del 50% più uno, con il presidente uscente che “gestirebbe” però il (nuovo) percorso elettorale senza potersi però più ricandidare, così come prescrive la legge sui mandati, candidando un suo manichino (pardon, delfino: la voce Datome resta la più accreditata)?

Le domande rimbalzano a poche ore dal redde rationem mentre continuano a riecheggiare le voci di “colpi bassi”, prebende e promesse di poltrone, ruoli e incarichi (retribuiti) tanto da chiedersi come sia possibile che le poltrone promesse superino di gran lunga quelle reali, e mentre continuano a riecheggiare echi di inchieste scottanti che, dopo mesi di silenzi e omissioni, potrebbero scuotere l’ovattato mondo italiano dei cesti (leggi qui).

Cento i delegati che voteranno per la presidenza Fip, così suddivisi: per la serie A 15 voti (la Reyer no, vista la candidatura Casarin), 10 per i nazionali maschili, 5 per i nazionali femminili, 48 per i regionali, 15 per gli atleti (3 professionisti e 12 dilettanti), 7 per tecnici (1 professionisti e 6 dilettanti). Tra i 48 regionali, la parte del leone la fa la Lombardia con 10 delegati, Veneto ed Emilia ne hanno 5 a testa, 3 a testa per Campania, Sicilia, Toscana, Piemonte, Puglia e Lazio, 2 per Friuli e Marche, uno a testa per Abruzzo, Calabria, Liguria, Umbria, Sardegna e la provincia autonoma di Trento. Da regolamento, il presidente uscente che si candida per il quarto mandato consecutivo deve ottenere il 66,6% dei voti. Su 100 voti dunque, Petrucci deve ottenerne 66 per restare al comando, mentre Valori, se vuole scalzarlo, deve ottenere 51 voti. In caso di mancato quorum (66 per Petrucci, 51 per Valori), si torna alle urne ma niente più candidatura per Petrucci che a quel punto dovrebbe scegliersi un “delfino”… mentre intanto nel mare tempestoso dei comitati regionali si sarebbero registrati nuovi malumori e mentre, a poche ore dal voto, continuano a susseguirsi incontri, colpi bassi, promesse. Ancora poche ore e poi…

 

 

 

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