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Medico specializzato in psichiatria, ateo, perfettamente integrato nella comunità in cui vive fin dal 2006 al punto di aiutare i tossicodipendenti. È tutt’altro che uno jihadista radicale, Taleb Al Abdulmohnsen, 50 enne saudita, autore della strage del mercatino di Natale di Magdeburgo, arrestato dalla polizia della Sassonia-Anhalt immediatamente dopo l’attacco che ha provocato 4 morti e 41 feriti.
Aggiornamento delle 16 del 21 dicembre 2024
I morti sono 5, tra cui un bambino, e i feriti 205, di cui 41 in gravi condizioni
«La Germania vuole islamizzare l’Europa» si legge nel suo profilo X; esattamente sulla piattaforma di Elon Musk che ieri era aveva insultato ancora una volta il cancelliere Olaf Scholz definendolo «uno scemo» e anche «inutile» alla luce dell’ennesimo attentato che a Berlino non sono riusciti a sventare.
L’ipotesi secondo cui Al Abdulmohnsen ha agito da solo, seguendo unicamente un piano di vendetta personale, per il momento sembra confermata soprattutto dalla smentita sul ritrovamento di una seconda auto oltre alla Bmw utilizzata per investire la folla al mercatino di Natale.
In ogni caso per escludere del tutto eventuali complicità bisognerà aspettare la fine delle indagini appena iniziate.
Dalle 03.45 di questa mattina l’abitazione del medico saudita nel comune di Bernburg, a pochi chilometri da Magdeburgo, viene messa sottosopra dagli agenti dell’unità antiterrorismo “Sek” alla ricerca di ulteriori indizi da aggiungere alla montagna di informazioni già di pubblico pubblico.
Sempre il profilo X di Al Abdulmohnsen – su cui spicca la silhouette del famigerato fucile d’assalto AR-15 (l’arma-simbolo dei massacri in Usa) – restituisce il movente dell’attacco nei «crimini commessi dalle autorità tedesche, pronte a imporre la Sharia in Europa perseguitando le rifugiate saudite», ma si trovano anche tracce della rete social messa in piedi in questi anni dallo psichiatra.
Fondatore del forum-web wearesaudis.net, considerato dalla Bbc come il portale di riferimento degli atei anti-wahabiti perseguitati dal regime di Mohammed Bin Salman, l’attentatore di Magdeburgo si definisce come un «membro dell’opposizione armata saudita» mentre preannuncia di avere in mano le prove dell’islamizzazione forzata della Bundesrepublik, prima di arrivare alle minacce.
«Se la Germania vuole la guerra, allora l’avrà, e se i tedeschi vogliono ucciderci, li massacreremo. Morire oppure andare in prigione a testa alta» sono i due prezzi messo in conto da Al Abdulmohnsen.
Altro che il ritorno dell’incubo Isis in Europa: a meno di improbabili e clamorose operazioni di false-flag, la strage di Magdeburgo somiglia piuttosto a una delle tante crociate ideologiche incistata nella galassia dell’internazionale dell’ultradestra.
Non a caso fra i retweet del saudita degli ultimi mesi spiccano gli slogan dei fascio-populisti di Alternative für Deutschland, ma anche le condivisioni delle immagini dei generali della Israel Defence Force impegnati a coventrizzare Gaza.
Tutto mentre Al Abdulmohnsen, arrivato in Germania come rifugiato nel 2006 e in possesso del permesso di soggiorno permanente, si faceva conoscere per il suo instancabile impegno a servizio della comunità locale. Non solo lavorava come psichiatra all’ospedale di Bernburg ma era pure inserito nel programma di riabilitazione sociale dei tossicodipendenti in una clinica vicina gestita direttamente dal Land della Sassonia-Anhalt.
Fin qui la dimensione nazionale. Sulla scena internazionale, invece, la strage è comunque un affare politico.
«L’Arabia Saudita aveva avvertito la Germania sull’attentatore» è il titolo della Bild destinato a sollevare l’ennesimo polverone sulla sicurezza, sebbene il vero nodo scomodo all’attenzione di chi governa la Germania sia assai più banale: come è stato possibile che un’auto abbia anche solo potuto avvicinarsi a un mercatino di Natale in Germania dopo il massacro di Berlino del 2016?
«Un buco nell’ampio sistema di dissuasori installati intorno alla bancarelle» è l’unica spiegazione fornita dalle autorità, mentre l’esperto anti-terrorismo Peter Neumann, professore al King’s College di Londra non si capacita della sorpresa “ideologica”: «Dopo un quarto di secolo di esperienza nel settore mai mi sarei aspettato di trovarmi davanti alla strage di un ex-musulmano saudita di mezza età, che vive nella Germania dell’Est, ama Afd, e vuole punire i tedeschi per la loro tolleranza».
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