Per il fotovoltaico italiano è ora di chiudere il cerchio

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Il fotovoltaico come soluzione immediata, economica ed efficace per affrontare le grandi sfide energetiche dei nostri tempi. Lo dimostrano i dati presentati a inizio dicembre da Italia Solare: dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024 il settore ha registrato una crescita costante. Complessivamente, risultano connessi 1.843.830 impianti, per una potenza totale di 35.763 MW. Sempre nello stesso periodo, la potenza connessa ha raggiunto quota 5.481 MW, contro i 4.018 del 2023. Una performance del +36% anno su anno che denota il grande potenziale del solare.

Inoltre, il costo livellato dell’energia (LCOE) per il fotovoltaico italiano è sceso del 90% negli ultimi dieci anni, rendendolo la fonte di energia più competitiva sul mercato. Anche i sistemi di accumulo stanno registrando una rapida evoluzione, con una riduzione dei costi del 50% nell’ultimo quinquennio. “La combinazione di fotovoltaico e storage può garantire costi energetici stabili, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e abbattere le emissioni climalteranti”, commenta Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare. Tuttavia, nonostante i dati incoraggianti, la strada per raggiungere gli obiettivi al 2030 è lunga e servono visione istituzionale e azioni concrete.

Partire da aree idonee e agrivoltaico

La definizione delle aree idonee è uno dei primi strumenti utili ad accelerare lo sviluppo del fotovoltaico. In particolare, secondo gli operatori serve mantenere le aree già classificate idonee, come la Solar Belt. E anche rivedere il Decreto Agricoltura per semplificare la realizzazione di impianti a terra su terreni agricoli inutilizzabili o adiacenti ad aree industriali. Le nuove soluzioni di agrivoltaico dimostrano infatti che combinare produzione di energia e continuità delle attività agricole è una via percorribile. Per esempio, un impianto agrivoltaico arboricolo di 5 MW richiede una superficie per la parte agricola di 4 ettari di terreno. Un impatto minimo sulle colture e un’incidenza del costo agricolo sul progetto complessivo inferiore al 3% del Capex totale.

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Inoltre, i sistemi agrivoltaici riducono l’evaporazione del terreno, proteggono dal vento e ombreggiano le colture, contribuendo a una gestione agricola più sostenibile. Contro il falso mito che si sottraggano risorse all’agricoltura, questo modello di sviluppo preserva e valorizza il suolo.

CER, famiglie e imprese nel fotovoltaico italiano

Per incentivare la diffusione del fotovoltaico, inoltre, Italia Solare offre alcune proposte concrete. Tra queste:

  • detrazioni strutturali al 50% per gli impianti residenziali, con incentivi maggiori per quelli abbinati a sistemi di accumulo;
  • garanzie pubbliche per favorire il finanziamento degli impianti aziendali;
  • eliminazione del limite delle cabine primarie per i comuni sotto i 5 mila abitanti al fine di supportare lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).

Le comunità energetiche non decollano

Sull’ultimo fronte, l’Italia è ferma a uno stadio embrionale: appena 98 CER operative e 154 configurazioni complessive. Dei 2,2 miliardi di euro messi a disposizione dal Pnrr per promuovere le CER, solo una frazione è stata effettivamente utilizzata. Per superare questi ostacoli serve un approccio differente, con la proroga delle scadenze, la rimodulazione dei criteri di accesso e l’estensione dei benefici anche a comuni con più di 5.000 abitanti.

Come aumentarne la diffusione?

Insieme ai limiti di accesso ai fondi, permangono criticità legate alla gestione. Tra le modifiche necessarie, per esempio, l’ampliamento dei soggetti idonei al ruolo di referente e la semplificazione dei confini delle cabine primarie. Come accennato sopra, infatti, questo vincolo tecnico complica l’avvio delle configurazioni nei piccoli centri. Inoltre, bisogna rimuovere le penalizzazioni economiche per gli impianti con accordi a prezzo fisso. Altro tema cruciale, la scarsa conoscenza del meccanismo delle CER tra i cittadini. La maggior parte delle persone non sa né cosa siano né i benefici che potrebbero portare in termini di risparmio energetico e sostenibilità.

La filiera produttiva del fotovoltaico italiano

Anche la filiera connessa all’energia solare, con moduli fotovoltaici, batterie e inverter, è in continua espansione. Ma si trova ad affrontare sfide legate a competitività, sostenibilità e tensioni globali. Si stima che, nel 2024, la nuova capacità installata globale sarà tra i 555 e i 611 GW, con una capacità produttiva dei moduli a 1.200 GW.

Il mercato cinese resta dominante

La produzione, tuttavia, non dovrebbe eccedere di molto l’effettivo mercato, intorno ai 600 GW. L’Europa contribuisce con una quota compresa tra i 77 e gli 85 GW, ma sia la produzione sia l’innovazione restano fortemente concentrate in Cina. Tra gennaio e agosto 2024 le esportazioni cinesi hanno infatti toccato i 170 GW, al +23% sul 2023. Le importazioni in Europa, invece, 71 GW (-10%). Nelle batterie, la capacità produttiva globale è cresciuta del 56%. Anche qui, si nota la predominanza cinese. In Europa, nonostante gli sforzi, la produzione si concentra principalmente sui veicoli elettrici, con poche iniziative per lo storage stazionario.

Inverter e competizione tecnologica

In Europa, il mercato degli inverter aumenta del 24% nel 2023 rispetto all’anno precedente. A dominare sempre la Cina, con il 90% della produzione globale gestita dai principali player asiatici. La competizione, nello specifico, si sta spostando verso soluzioni più avanzate, come gli inverter trifase per progetti utility scale e applicazioni innovative per il residenziale.

Particolarmente rilevante, inoltre, il tema dei prezzi, che sta comprimendo i margini lungo tutta la filiera. Motivo per cui Italia Solare sottolinea l’importanza di politiche industriali coordinate, investimenti in R&D e maggiore integrazione tra i diversi attori.

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La transizione energetica conviene

Quali ostacoli ancora frenano il fotovoltaico italiano? Saturazione della rete e ritardi nei processi autorizzativi, che limitano anche piccoli impianti residenziali e industriali. Nonostante i progressi, nel biennio 2022-2023, l’Italia ha speso 100 miliardi di euro per affrontare la crisi energetica. Risorse che avrebbero potuto sostenere lo sviluppo delle infrastrutture per le rinnovabili.

Eppure, gli operatori, con numeri alla mano, hanno voluto lanciare dal palco del Forum un messaggio positivo. Sfatando il mito secondo cui la transizione energetica rappresenti un onere per la collettività. “Le rinnovabili offrono benefici economici e ambientali per tutti – conclude il presidente di Italia Solare -. Ritardare il loro sviluppo significa pagare un costo più alto in futuro. Invitiamo istituzioni e cittadini a collaborare per accelerare il cambiamento.



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