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Lo studio della Cgia di Mestre. I sindacati: «Bisogna aumentare la contrattazione decentrata»
Un’Italia spaccata in due, ma anche una regione divisa. Questo è quanto emerge dall’ultimo studio pubblicato dalla Cgia di Mestre sulle buste paga e le tredicesime tra i lavoratori del settore privati (esclusi gli operai agricoli e domestici) nel 2023. La differenza tra gli stipendi del Nord Italia e quelli del Sud Italia è del 50%. Per quanto riguarda il Trentino e l’Alto Adige, la differenza è di circa 300 euro lordi a favore di Bolzano. «I dati Inps sulle retribuzioni nel 2023 confermano quello che andiamo dicendo ormai da anni: senza un maggiore investimento da parte delle aziende locali nell’innovazione tecnologica, senza un rafforzamento del settore industriale e dei servizi evoluti alle imprese e senza una scommessa forte sulla contrattazione territoriale e aziendale i differenziali retributivi tra il Trentino e le altre regioni del Nord non si ridurranno facilmente», hanno commentato i segretario generale di Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
Quanto si guadagna in Trentino
Il Trentino si posiziona al 40esimo posto tra tutte le province d’Italia. Con 4,2 miliardi di euro di retribuzioni annue totali e 186.576 lavoratori, lo stipendio lordo medio si attesta sui 1.726 euro. Cento in meno rispetto alla media nazionale (1.820 euro). La retribuzione è comunque aumentata del 4,1% rispetto al 2022. C’è però da far notare una cosa: il report, il quale si rifà a dati Inps, analizza tutti i dipendenti che sono stati retribuiti anche solo con una giornata di lavoro. Inoltre, sono inclusi anche i dipendenti pubblici soggetti al contributo per la disoccupazione. Questo significa che un territorio ricco e a forte vocazione turistica è penalizzata nell’analisi dell’istituto veneto a causa dei molti contratti part-time o a intermittenza presenti in regione.
I sindacati: «Mancano rilancio dell’industria e sgravi fiscali»
Ma il motivo è anche un altro secondo i sindacati: «La mancata espansione dei settori economici più dinamici e innovativi nei quali è più diffusa la contrattazione decentrata — hanno spiegato —. Ecco allora che la manovra finanziaria provinciale rappresenta un’occasione mancata per invertire questa pericolosa tendenza, sia perché non è stato adottato un piano per il rilancio dell’industria, sia perché non si è voluta usare in modo selettivo la leva fiscale degli sgravi Irap per rafforzare la contrattazione territoriale e aziendale. Su questa prospettiva il Governo trentino infatti non ha voluto seguire l’esempio della Giunta Kompatscher». E hanno aggiunto: «Crediamo che, come accade già da anni in Alto Adige, anche da noi si debba rafforzare la contrattazione territoriale per ridurre gli effetti di un carovita che, su beni primari come casa ed energia, penalizza sempre di più le lavoratrici ed i lavoratori trentini e rende meno attrattive le nostre aziende».
Quanto si guadagna in Alto Adige
A Bolzano le cose vanno meglio, ma la provincia autonoma non entra nella top ten nazionale: 2.002 euro di retribuzione media nel 2023 (in aumento del 4,3% rispetto al 2022) la posizionano all’11esimo posto. In totale, l’Alto Adige nel 2023 ha avuto 5,56 miliardi di euro di retribuzioni e 213.535 lavoratori. Al primo posto c’è Milano con 2.642 euro, a seguire Monza-Brianza con 2.218 e Parma con 2.144 euro.
«La stagionalità e contemporaneamente anche i part-time influenzano parecchio i numeri — ha detto la segretaria della Cgil Agb Cristina Masera —. Sono ancora forti alcuni part-time involontari e c’è anche un po’ di precariato, nel senso che uno stagionale quando lavora ha un certo tipo di stipendio e durante la disoccupazione ne ha uno molto più basso. Il tessuto produttivo non è poi così fortemente squilibrato, però bisogna stare attenti che non lo diventi». Ha poi aggiunto: «È importante che anche la politica locale si renda conto che l’inflazione che subiamo è più alta che nel resto d’Italia, ma gli stipendi comunque non corrono così come l’inflazione, a differenza di come alcuni pensano».
La Regione è al quinto posto in Italia per retribuzione media
A livello regionale, il Trentino – Alto Adige con 1.873 di retribuzione media si posiziona al quinto posto, dietro a Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. I numeri della regione autonoma sono in linea con la media nazionale, ma inferiori a quella del Nordest (1.911 euro). All’ultimo posto la Calabria con 1.181 euro e la maglia nera va alla provincia di Vibo Valentia: appena 1.030 euro. «Possiamo dire che in Italia le disuguaglianze salariali a livello geografico sono importanti, ma, grazie a un preponderante ricorso alla contrattazione centralizzata, abbiamo differenziali intra-settoriali più contenuti rispetto agli altri Paesi — ha spiegato la Cgia di Mestre —. Per contro, la scarsa diffusione in Italia della contrattazione decentrata non consente ai salari reali di rimanere agganciati all’andamento dell’inflazione, al costo delle abitazioni e ai livelli di produttività locale, facendoci scontare dei gap retributivi medi con gli altri Paesi molto importanti».
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