Dal “caso risanamento” ai dissidi interni del Pd: la politica sotto l’albero. A Messina un Natale movimentato

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Due fronti aperti rendono particolarmente movimentato il Natale della politica messinese, aprendo a possibili scenari futuri tutti da decifrare. Non è ancora chiaro come andrà a finire con le elezioni provinciali, che in un modo o nell’altro dovranno svolgersi entro la prossima primavera, per il resto non ci sono appuntamenti imminenti con le urne, il che lascia ampi margini di manovra a chi, in questa fase storica, tesse trame utili a costruire o disfare alleanze e strategie. Però i due casi che tengono banco in questi giorni – lo scontro tra l’amministrazione Basile e Marcello Scurria, con la tutt’altro che irrilevante partecipazione del governatore Schifani; i dissidi interni al Partito democratico, dopo il congresso che ha eletto alla segreteria provinciale Armando Hyerace – meritano di essere analizzati perché, direttamente o indirettamente, finiscono per coinvolgere molte delle forze politiche dell’arco costituzionale.

Nel botta e risposta tra il sindaco Federico Basile ed il sub commissario per il risanamento Marcello Scurria, nato attorno alla vendita all’asta di alcuni immobili della zona sud della città, è diventato politicamente rilevante alla luce della presa di posizione del presidente della Regione, Renato Schifani. Il quale è intervenuto nella vicenda non per ergere un muro a difesa di colui che aveva nominato all’ufficio commissariale, Scurria, e che gli è politicamente più vicino (anche se il diretto interessato smentisce qualsiasi rapporto con Forza Italia), non foss’altro per il legame con la sottosegretaria forzista Matilde Siracusano; ma per avallare, sostanzialmente, i dubbi del sindaco e chiedere conto e ragione allo stesso Scurria, intimandogli persino una sorta di silenzio stampa. Non la reazione che ci si aspettava, ma quella che è forse più un linea con quanto sta avvenendo, ormai da settimane, a Palermo, dove è completamente cambiata l’aria nei rapporti tra Cateno De Luca e Schifani, da nemici a quasi alleati, o comunque soggetti dialoganti. Lo dimostrano anche i toni di questi giorni nella discussione sulla legge di stabilità e che confermano, in qualche modo, la “svolta a destra” preannunciata dallo stesso De Luca nei mesi scorsi, quando ha avviato il cambio di strategia complessiva di Sud chiama Nord. Un cambio di strategia che si denota anche nella nuova posizione, molto meno barricadera, sul Ponte sullo Stretto, e che porta tra i suoi frutti, come raccontiamo a pagina 13, anche un’intesa sull’area dell’ex Sanderson, che da tempo De Luca chiede che la Regione restituisca al Comune.

Segnali, indizi e una sensazione: che Scurria possa vestire i panni dell’agnello sacrificale sull’altare di questo nuovo dialogo politico. In questo senso il silenzio proprio di Matilde Siracusano sulla vicenda non è un bel segnale per il sub commissario al risanamento, che peraltro da mesi viene indicato da un’ampia trasversale civica (ma di orientamento incline al centrodestra) come possibile futuro candidato sindaco.

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Come e quanto cambierà lo scenario quanto sta accadendo in questi giorni?
In tutto questo il Partito democratico sembra voler rivendicare con forza l’innata capacità di farsi del male da solo. In un momento storico in cui – finalmente? – non c’è una figura identificabile come dominus in termini di tessere, voti e influenze, si è svolto un vero congresso, che ha messo di fronte due militanti di lunga data, che hanno fatto tutta la gavetta e percorso cammini in alcuni casi sovrapponibili, in altri distanti, ma sempre riconoscibili. Armando Hyerace ha vinto, seppur di poco, ed è il segretario; Alessandro Russo ha conseguito un risultato importante conquistando un ruolo politico.

Ma dal minuto dopo l’elezione sono ripresi, vigorosi, i litigi e i conflitti di posizionamento, nonostante segnali importanti fossero giunti anche dall’ultima assemblea congressuale, con la presenza di rappresentanti dell’area progressista di Italia Viva, Movimento 5 Stelle, del mondo sindacale. Ne viene fuori l’immagine di un Pd litigioso, che pur avendo un bacino elettorale fragile continua ad avvitarsi su se stesso, piuttosto che candidarsi all’esterno come guida di quella stessa area progressita. Cui prodest?, viene da chiedersi.



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