«I costi extra possono ucciderti. Minacce di morte per Tonali»

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Nelle ventiquattro pagine dello studio sul Milan da parte della Harvard Business School, emergono anche le dichiarazioni dell’amministratore delegato rossonero Giorgio Furlani, che della celebre scuola universitaria di Boston è anche stato studente. Anche per lui, come per il fondatore di RedBird Gerry Cardinale, si tratta di dichiarazioni importanti che spaziano dall’arrivo al Milan fino a Maldini e al mercato.

«Non avevo mai considerato lo sport come un percorso da intraprendere in carriera. Avevo cercato lavori nella finanza, ottenendo un ruolo di analista. Nel 2010 mi sono trasferito a Elliott, come analista di investimenti. Il mantra era che potevamo portare tutti i tipi di idee di investimento all’azienda: se fosse sembrata una buona opportunità, l’avremmo valutata», ha esordito l’attuale AD rossonero.

«A inizio 2017 ho ricevuto la chiamata di un avvocato che mi ha chiesto: “Hai mai pensato di investire nel Milan?”. Ricordo di aver pensato: “Le squadre di calcio perdono sempre soldi”. Quindi ho risposto più o meno così: “Sei fuori di testa? Perché mai dovrei farlo?”. Ma poi ho scoperto di più sulla questione. Mi ha spiegato che Yonghong Li aveva accettato di pagare 740 milioni di euro ma che gli mancavano 300 milioni e che avrebbe perso il suo pegno di 200 milioni di euro se non fosse riuscito a trovare il resto del denaro entro tre settimane. Ho pensato, “Bene, questa sembra una situazione in cui possiamo ottenere un buon ritorno economico, indipendentemente da quale sia l’attività”, quindi ho deciso di dargli un’occhiata approfondita», ha proseguito raccontando come si è avvicinato ai colori rossoneri.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

«A luglio 2018 Li aveva smesso del tutto di mettere soldi nel club. Poiché era inadempiente sul prestito, Elliott ha rilevato il club rossonero. Dire che il Milan è stato mal gestito è offensivo per le aziende mal gestite: non è stato gestito affatto. Elliott non ha mai avuto intenzione di dedicarsi alla gestione di una squadra di calcio, è stato un investimento decisamente diverso dal solito. Per Elliott la priorità era ristrutturare la squadra e smettere di perdere soldi. Per RedBird, la priorità è migliorare la squadra per far progredire il business. E mentre per Elliott l’attenzione era concentrata principalmente sull’aspetto sportivo, ora l’attenzione è probabilmente equamente divisa tra l’aspetto sportivo e il resto del business», ha aggiunto ancora, spiegando come sono cambiati gli obiettivi delle proprietà nel tempo.

A livello aziendale, «il nostro obiettivo è diventato quello di fermare le perdite, di vivere con i nostri mezzi. Per quanto il successo sportivo sia importante, ci siamo resi conto che non dovevamo entrare in una modalità di successo a tutti i costi: i costi extra che si sostengono per inseguire il successo possono ucciderti finanziariamente. Avevamo bisogno di vincere più partite pagando meno i nostri giocatori. La nostra squadra era semplicemente troppo costosa».

Sul rapporto con Cardinale, Furlani spiega che «quello che ho imparato lavorando con Gerry è che più punti di contatto abbiamo, anche se sono brevi, meglio è. Ci parliamo ogni giorno. E poi quando viene qui a Milano, il che accade circa ogni sei settimane, trascorriamo uno o due giorni intensi insieme, con i membri del team dirigenziale e con altri. Ibra? È uno che fa molto gioco di squadra, vuole lavorare insieme».

Inevitabile anche una battuta sull’addio di Paolo Maldini: «È stata una decisione storica quella di lasciarlo andare, per quello che ha significato per il club e per la sua autorevolezza. Ma se volevamo realizzare la visione che Gerry aveva per il club dovevamo cambiare e andare avanti».

Sulla pressione mediatica, e non, che c’è al Milan: «Ho capito che non c’è modo di sfuggire a quello che dicono in televisione o scrivono sui giornali. Ti colpisce davvero nei giorni negativi. E poi ci sono giorni ancora peggiori, come quando ricevo minacce di morte, per esempio quando abbiamo venduto Tonali. È in quei momenti che ho pensato: “Okay, queste cose non te le insegnano alla Harvard Business School”».

In chiusura, un pensiero su come si lavora per portare il club ad accrescere i propri ricavi: «Per farlo, dobbiamo puntare sui risultati sportivi. Il successo sportivo alimenta i ricavi, e i ricavi supportano il successo sportivo. È un ciclo virtuoso. Nel mondo dello sport, dei media e dell’intrattenimento, Gerry conosce tutti e può chiamare chiunque. Abbiamo un gruppo di persone e aziende molto più ampio a cui abbiamo accesso con RedBird rispetto a quando il club era di proprietà di Elliott, e RedBird è più concentrato sulla crescita del lato commerciale».



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