Mercati privati: il 2025 sarà positivo, ma serve cautela

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“Nonostante gli elevati tassi d’interesse, il credito privato ha mostrato un elevato grado di resilienza nel 2024, con le performance che sono state positive sia nel segmento investment grade (IG), sia in quelli con rating inferiore (sub-IG)”. Lushan Sun (in foto), private credit research manager di LGIM, prevede che,” a causa dei tagli dei tassi che le maggiori banche centrali andranno a operare nei prossimi mesi, i rendimenti futuri saranno inferiori, ma riteniamo che resteranno comunque attrattivi, soprattutto se confrontati con gli spread molto ridotti che oggi osserviamo sul versante pubblico. Infatti, le stime attuali stimano un range tra il 5% e l’8% per l’IG e tra l’8% e il 12% per i sub-IG”.

“Nel 2024 – spiega l’analista – si sono osservate anche numerose nuove emissioni su base annua, con la decarbonizzazione e la digitalizzazione che sono stati i settori che maggiormente hanno generato opportunità nel campo delle rinnovabili, dei data center, della rete elettrica, dei trasporti e delle infrastrutture sociali. Noi di LGIM riteniamo che questo trend proseguirà anche nel 2025 e oltre, per via delle enormi spese in conto capitale necessarie per sostenere le transizioni green e digital”.

Competizione tra mercati: “Il 2024 ha portato a un nuovo aumento dei prestiti da parte delle banche, i quali hanno accresciuto la competitività dei mercati. A risentirne di più sono i segmenti non investment grade, dove gli asset manager devono decidere come investire un ammontare di circa 400 miliardi di dollari in uno scenario avverso al M&A (una larga parte delle operazioni sul credito privato sub-IG sono legate a transazioni di private equity). Ciò ha causato una compressione significativa degli spread nel prestito diretto nel 2024, aumentando le possibilità che i prestatori sottoscrivano accordi più rischiosi che, negli anni a venire, potrebbero causare dei problemi. Tuttavia, ci aspettiamo un cambiamento di questo scenario, soprattutto nel M&A, per il prossimo anno, guidato principalmente dalla spinta per la deregolamentazione di Donald Trump. Ciò dovrebbe favorire in particolare gli emittenti di credito privato, dato che un aumento delle opportunità di investimento andrà probabilmente a ridurre la pressione sugli spread. In ogni caso, visto il contesto macroeconomico molto incerto che si sta attraversando, è importante dotare i propri portafogli di investimenti di elevati livelli di protezione e assumersi dei rischi solo se sufficientemente ricompensati”.

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Diffidare del Payment-in-Kind: “Considerando i tassi d’interesse elevati, i default nei segmenti dal rating inferiore sono stati sorprendentemente bassi (tra il 2% e il 4% secondo Goldman Sachs) grazie all’aumento dei guadagni e alla gestione dei costi, ma anche all’impiego sempre più diffuso del cosiddetto “payment-in-kind” (PIK), che ha permesso ai debitori di preservare la liquidità ed evitare il fallimento. Sebbene questa pratica in sé non indichi una situazione di stress per la finanza, la rielezione di Trump aumenta il rischio che il costo del debito sarà più alto e per un arco temporale prolungato, il che ci porta a diffidare di chi ne fa un ampio uso, tanto che non pensiamo che chi si è eccessivamente indebitato durante gli anni della pandemia sia del tutto fuori pericolo”.

“Il 2024 – ricorda l’esperta – è stato anche l’anno in cui gli emittenti di credito privato hanno unito le forze con altri player di mercato alla ricerca di ulteriori strade per conseguire una crescita. Lo dimostra l’annuncio di numerose partnership, come quella sul programma di prestito diretto tra Citi e Apollo, valutata 25 miliardi di dollari. Questi modelli di cooperazioni in teoria permetterebbero alle banche di preservare la loro clientela, alleggerendo i loro bilanci degli asset più scomodi, e, allo stesso tempo, chi elargisce credito privato potrà avere accesso agli enormi network di queste ultime e a una maggiore diversificazione attraverso una più ampia gamma di asset class e a una base di clienti molto più estesa. In tali circostanze, una gestione del rischio oculata sarà fondamentale, ma qualora dovesse essere fatta, il private credit potrà espandersi in aree che sono solitamente poco servite dalle banche e quindi generare una crescita per l’asset class e per il Pil”.

Private equity e venture capital: “Il private equity e il venture capital hanno vissuto un altro anno difficile, dato che la conclusione di nuovi accordi è andata a rilento nel 2024. Tuttavia, nonostante questo contesto sfidante, entrambi hanno registrato rendimenti positivi negli ultimi 12 mesi. A nostro avviso, questo riflette la riluttanza dei soci nel rivedere al ribasso il valore degli asset, il che ha causato una discrepanza nelle aspettative di prezzo dell’acquirente e del venditore e ha contribuito al rallentamento del mercato. L’abbassamento dei tassi d’interesse dovrebbe aiutare a ridurre questo gap”.

“In questo contesto – conclude Sun – si è osservata anche una stella luminosa, ovvero quella dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Il capitale investito in questi settori, sia come private equity, sia come venture capital, è cresciuto del 60% rispetto al 2023, superando la soglia dei 150 miliardi di dollari. Anche se, nel lungo periodo, potrebbero sorgere dei dubbi circa il valore e la profittabilità delle società attive nell’AI, riteniamo che il settore continuerà ad attrarre investimenti anche nel 2025”.



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